Il libro della Jungla

Rudyard kipling

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    Il Libro della Giungla è una raccolta di racconti pubblicata nel 1894 da Rudyard Kipling.
    Questo libro ha al suo interno 7 racconti:
    -I fratelli di Mowgli
    Parla nella prima parte dell'ammissione del piccolissimo Mowgli nel branco di lupi del Popolo libero, avvenuta tramite la buona parola di Baloo e Bagheera e sfuggendo quindi alla tigre che lo stava cacciando. Nella seconda vediamo Mowgli cresciuto fino ad avere dieci anni circa e a causa di ciò egli deve lasciare il branco: i lupi che lo hanno accolto sono vecchi e i giovani parteggiano per la tigre; dovrà fuggire tra gli uomini per cercare un'arma che lo potrà salvare, dato che il suo antico predatore non ha mai desistito nel cacciarlo e salvare se stesso e la sua famiglia di lupi.

    -La caccia di Kaa
    Mowgli è piccolo e viene educato da Baloo e Bagheera; dopo l'ennesima litigata e il bambino si rifugia tra gli alberi dove fa conoscenza del Bandarlog, che lo rapisce poco dopo nella speranza di imparare qualcosa da Mowgli. Baloo e Bagheera, allora, si rivolgono a Kaa, il pitone delle rocce e famoso predatore del Bandarlog, sperando che lui possa aiutarli a ritrovare il cucciolo d'uomo; pur non sapendo nulla di concreto, il pitone si offre di aiutarli dopo avere saputo da un nibbio che la meta delle scimmie è un villaggio umano abbandonato...

    -La tigre! La tigre!
    Sequel del primo racconto, questo si focalizza sulla civilizzazione di Mowgli, che viene accolto non troppo bene in un villaggio umano. Con il passare dei giorni inizia a imparare il linguaggio umano e a ricevere incarichi fino a custodire le mandrie. Quella mansione gli piace anche perché gli permette di incontrare i lupi che gli sono ancora vicini, almeno fino a quando un suo fratello di cucciolata non lo avvisa che poco lontano, in una gola, sta dormendo la tigre; quella sarebbe l'occasione giusta per vendicarsi...

    -La foca bianca
    Le foche annualmente perdono centinaia di esemplari giovani a causa degli uomini; ormai per le foche ciò è un'abitudine, abitudine destinata a cambiare grazie a Kotick, la foca bianca. Questo giovane esemplare di foca, il protagonista del racconto, il diverso, è risparmiato dagli uomini perché creduto la reincarnazione di un morto, ma è anche testimone del massacro di tanti suoi coetanei, sterminio che lo porta a cercare un luogo che la mano umana non ha ancora toccato, un nuovo Eden dove riprodursi e vivere serenamente.

    -Rikki-Tikki-Tavi
    CITAZIONE
    Questa è la storia della grande guerra che Rikki-Tikki-Tavi combatté da solo, nella stanza da bagno del grande bungalow nell'accampamento di Segowlee. Darzee, l'uccello sarto, lo aiutò e Chuchundra, il topo muschiato, che non passa mai nel mezzo del pavimento, ma striscia sempre lungo la parete, gli dette qualche consiglio, ma Rikki-Tikki-Tavi sostenne la vera battaglia.

    Questo è il prologo che introduce il lettore alle imprese di Rikki-Tikki-Tavi, la mangusta domestica che ha salvato i suoi padroni dai cobra.

    -Toomai degli elefanti
    Questo racconto si differenzia molto dai primi perché gli animali sono animali e non metafore di persone, i protagonisti sono l'enorme e anziano elefante Kala Nag e il suo padroncino Toomai. Qui è possibile notare parte delle usanze dei colonizzatori, solo per questo è interessante.

    -Al servizio della Regina
    La storia segue il punto di vista di un soldato accampato insieme al suo esercito in Rawalpindi, dove l'emiro dell'Afghanistan sta per visitare il Viceré d'India. Una notte la sua tenda viene rovesciata da dei cammelli innervositi, si rifugia sotto un cannone e assiste a un dialogo tra diversi animali dell'esercito (di cui capisce il linguaggio): due muli, un cammello, un cavallo, due buoi e un elefante. Gli animali parlano del loro lavoro, di cosa fanno e di cosa hanno paura. Il giorno dopo avviene la parata in onore dell'emiro dell'Afghanistan, che si stupisce della grande disciplina degli animali al servizio della Regina.


    E infine un elenco di tutte le canzoni di parata, contenuta nella sezione:
    -Canzone di parata di tutti gli animali del campo




    Molto simile per ideologie è la poesia The White Man's Burden.
    The White Man's Burden è una poesia composta da Rudyard Kipling, pubblicata nel 1899. Quest'opera è particolarmente importante per capire la visione di Kipling verso il Colonialismo britannico, caratterizzato dal dominio di Paesi considerati arretrati e primitivi e del loro sfruttamento.

    Testo originale:
    Take up the White Man's burden--
    Send forth the best ye breed--
    Go bind your sons to exile
    To serve your captives' need;
    To wait in heavy harness,
    On fluttered folk and wild--
    Your new-caught, sullen peoples,
    Half-devil and half-child.

    Take up the White Man's burden--
    In patience to abide,
    To veil the threat of terror
    And check the show of pride;
    By open speech and simple,
    An hundred times made plain
    To seek another's profit,
    And work another's gain.

    Take up the White Man's burden--
    The savage wars of peace--
    Fill full the mouth of Famine
    And bid the sickness cease;
    And when your goal is nearest
    The end for others sought,
    Watch sloth and heathen Folly
    Bring all your hopes to nought.

    Take up the White Man's burden--
    No tawdry rule of kings,
    But toil of serf and sweeper--
    The tale of common things.
    The ports ye shall not enter,
    The roads ye shall not tread,
    Go mark them with your living,
    And mark them with your dead.

    Take up the White Man's burden--
    And reap his old reward:
    The blame of those ye better,
    The hate of those ye guard--
    The cry of hosts ye humour
    (Ah, slowly!) toward the light:--
    "Why brought he us from bondage,
    Our loved Egyptian night?"

    Take up the White Man's burden--
    Ye dare not stoop to less--
    Nor call too loud on Freedom
    To cloke your weariness;
    By all ye cry or whisper,
    By all ye leave or do,
    The silent, sullen peoples
    Shall weigh your gods and you.

    Take up the White Man's burden--
    Have done with childish days--
    The lightly proferred laurel,
    The easy, ungrudged praise.
    Comes now, to search your manhood
    Through all the thankless years
    Cold, edged with dear-bought wisdom,
    The judgment of your peers!

    Traduzione:
    Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
    Disperdi il fiore della tua progenie –
    Obbliga i tuoi figli all’esilio
    Per servire le necessità dei tuoi prigionieri;
    Per vegliare pesantemente bardati
    Su gente inquieta e selvaggia –
    Popoli da poco sottomessi, riottosi,
    Metà demoni e metà bambini.
    Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
    Nella capacità di attendere,
    Di non ostentare la minaccia del terrore
    E di reprimere l’orgoglio;
    Per dirla apertamente,
    Cento occasioni lo hanno dimostrato
    Di perseguire l’altrui profitto,
    E lavorare per l’altrui guadagno.
    Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
    Le guerre feroci del tempo di pace –
    Riempi la bocca degli affamati
    E prometti la fine delle malattie;
    E quando il tuo traguardo è più vicino
    Il fine per altri cercato,
    Osserva la Pigrizia e la Follia pagana
    Annientare la tua speranza.
    Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
    Nessuna vistosa autorità regale,
    Ma lavoro di servo e di spazzino –
    Il racconto di cose banali.
    I porti in cui non entrerai
    Le strade che non percorrerai
    Le costruirai con la tua vita,
    E le contrassegnerai con la tua morte.
    Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
    E ricevi la sua antica ricompensa:
    Il biasimo di coloro che fai progredire,
    L’odio di coloro su cui vigili –
    Il pianto delle moltitudini che indirizzi

    (Ah, lentamente?) verso la luce: –
    “Perché ci hai strappato alla schiavitù,
    La nostra dolce notte Egiziana?”
    Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
    Non osare piegarti a meno –
    E non invocare troppo forte la Libertà
    Per nascondere la tua prostrazione;
    Per quanto tu gridi o sussurri
    Per quanto tu faccia a meno,
    I popoli silenziosi, astiosi
    Soppeseranno te e i tuoi Dei.
    Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
    Avere avuto a che fare con giorni immaturi –
    L’alloro offerto alla leggera,
    Il facile premio, concesso di buon grado.
    Viene ora, per trovare la tua essenza umana
    Attraverso tutti gli anni ingrati,
    Rigidamente delimitati da una saggezza
    acquistata a caro prezzo,
    Il giudizio dei tuoi pari?


    In questa poesia è possibile scorgere quel sentimento di ipocrisia tipico del colonialismo: i colonizzatori sono detti pellegrini mandati in missione di carità per le civiltà più arretrate solo con la volontà di aiutarle nel miglioramento della propria civiltà; è questo il fardello dell'uomo bianco, the white man's burden. Ed è proprio in questa frase, che dà il titolo alla poesia, che risiede tutta l'ipocrisia e la sottaciuta volontà di dominio dei colonizzatori.

    Fonte: https://sourcebooks.fordham.edu/mod/kipling.asp




    Il pensiero inglese dell'era coloniale era fortemente influenzato da obiettivi imperialistici e tesi pseudoscientifiche, influenze tali da far crede a nazioni evolute politicamente come l'Inghilterra e la Francia che il loro compito era quello di portare la civiltà là dove essa non era giunta nei paesi che avrebbero o che avevano già colonizzato.
    Questa visione dei paesi sfruttati colonizzati risulta essere molto complessa, soprattutto perché essa influenza e viene influenzata anche dalle tesi secondo le quali esistono razze superiori ad altre, i Paesi con una cultura differente a quella occidentale sono barbari e quindi devono essere aiutati con un congruo compenso.
    Quale?
    Lo sfruttamento delle risorse naturali fino ad impoverire l'intero territorio e la schiavitù della popolazione fino allo stremo delle forze dall'alto del Ghetto che i colonizzatori si costruivano pur di non avere contatti con i loro colonizzati.

    Per chiarire ulteriormente questo concetto molto complesso, ho deciso di postare la poesia composta da Rudyard Kipling: The White Man's Burden.

    Fortunatamente, non tutti gli intellettuali dell'epoca condividevano questo pensiero.

    Joseph Conrad è l'autore di Heart of Darkness, un romanzo ambientato alla fine del diciannovesimo secolo e che parla, attraverso il personaggio fittizio Marlow e i suoi ricordi, dello sfruttamento delle popolazioni del fiume Congo, conosciuto dal personaggio grazie al suo lavoro di marinaio.
    La visione di Conrad sul colonialismo britannico è facilmente intuibile dal titolo. Esso potrebbe alludere all'oscurità della foresta equatoriale, densa e fitta, che sembra quasi respiri e osservi il terribile drago di metallo che nuota nel fiume; oppure alle condizione delle chain-gangs: indigeni strappati o venduti dalle famiglie per lavorare come schiavi fino allo stremo delle forze, quando poi venivano lasciati sfiniti all'ombra e trascurati dai loro padroni. Ciò che è chiaro è questo: Conrad non è favorevole a questo colonialismo, più simile a una dominanza vera e propria ai danni di popolazioni considerate in qualche modo inferiori, come evidente nella scena in cui i pellegrini dall'alto della loro nave lungo il fiume Congo sparano per divertimento agli indigeni accorsi a osservarli; scena nella quale è possibile per come è scritta stare dalla parte degli assalitori .

    Edward Morgan Forster è stato uno scrittore inglese.
    Ha esplorato in A Room with a View le differenze tra il rigore delle convenzioni inglesi e dei codici di comportamento della classe borghese e la rilassatezza dei nostri modi di fare, quelli italiani; questo è comprensibile nel cambiamento di Lucy, il perfetto esempio di ragazza educata secondo i rigori severi britannici, non appena si scorda la sua guida turistica e frequenta George, di famiglia più aperta e liberale, il quale inizia a farla pensare con la propria testa.
    A Passage to India, invece, è una chiara critica al colonialismo britannico perché tale opera mostra con ironia come un legame fisico e spirituale tra India e Inghilterra, tanto celebrato dal poeta americano Walt Whitman, non possa mai realizzarsi: infatti, nel romanzo, non appena la situazione diventa ambigua tra l'inglese Adela, che si crede violentata, e il dottore indiano Aziz, che era da solo con lei nelle grotte Marabar, tutti credono che lui la abbia stuprata e quindi lo incarcerano, anche se ciò si mostrerà solo uno squallido pregiudizio.

    Ma com'è possibile far combaciare due visioni tanto diverse del Colonialismo inglese tra autori tra loro più o meno contemporanei? Com'è che Kipling ha scritto una poesia che potrebbe essere considerata il riassunto della posizione dei colonizzatori, mentre Conrad e Forster hanno invece criticato nelle loro opere tale spirito? Una risposta provo a darla.
    Ciò che ha spinto Kipling a non accorgersi della crudeltà in cui egli stesso viveva era proprio il fatto che lui è vissuto in una colonia inglese in India, è nato là, ed era quello il posto che preferiva. Era nato in quella cultura, ne era influenzato sicuramente più di Conrad, marinaio polacco che per ragioni più o meno volute ha viaggiato il mondo, e di Kipling, allevato dalla madre e anche lui con esperienze fuori dall'Inghilterra.
    E' per questo che tale differenza esiste.




    Nel 2016 è stata fatta una trasposizione cinematografica infedele, utile attraverso le differenze per capire le caratteristiche fondamentali del libro

    Edited by Tony! - 11/7/2017, 10:57
     
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