Andrea

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    Ciao!
    Ho scritto questo testo perché volevo esplorare un personaggio pazzo, dannatamente intrigante dal punto di vista fisico ma ugualmente pericoloso nella mente. La struttura del testo è leggermente frammentata: all'inizio c'è una chat di un sito di incontri, poi la descrizione di Andrea unita a dialoghi tra Andrea e Charles presi da diversi momenti di una giornata, quindi un episodio specifico narrato dettagliatamente e infine una lettera come epilogo. La storia è gay, si basa sul linguaggio volgare e sul sesso ma non è erotico né pensato per dare piacere.


    "Ciao"

    "Ciao! Come va?"

    "Bene dai. Te"

    "Bene, grazie! Che fai?"

    "Nulla. Te"

    "Niente, sono a casa solo. Ti va di farmi compagnia?"

    "Ok, dammi l'indirizzo, a o p"

    "Passivo. Ti ho inviato l'indirizzo, assieme a qualche foto..."

    "Bel culo! Parto ora!"

    "Come ti chiami?"

    "Charles, fatti trovare nudo. A dopo"






    Andrea si svegliò urlando, aveva la fronte madida di sudore. Gli mancò il respiro e con la mano cercò il corpo di Charles sul letto; si rilassò quando finalmente riuscì a toccare i capelli del ragazzo addormentato vicino a lui. Con il cuore in gola, si alzò a sedere e lo scosse alle spalle fino a quando non si girò; quindi accese la lampada e illuminò la stanza.

    -Mmm-

    -Scusa Charles se ti ho svegliato... Ho avuto un altro incubo...-

    -C,cosa? E ora come stai?-

    Charles si tirò subito a sedere anche lui e appoggiatosi allo schienale del letto lo guardò, osservò bene il ragazzo con cui stava convivendo da un anno bello ma assurdo. Andrea era visibilmente scosso, tremava e lacrimava, continuava a farneticare sul sangue e una testa mozzata, una strage che si sarebbe compiuta; Charles, non sapendo che fare, iniziò ad accarezzarlo e gli prese la testa tra le braccia, cullandolo e accarezzandogli la fronte con l'indice.

    -Cosa hai sognato? Me lo vuoi dire?-

    -Io... Non lo so. Mi ricordo solo una testa che volava!-

    -Una premonizione?-

    -Non... Non lo so, non so distinguere i sogni dalle visioni! So solo che prima c'era allegria e poi urla. Tante urla! Mi ricordo che stavamo uscendo da un locale e poi... E... Non so.-

    -Ok, stai tranquillo, probabilmente era solo un sogno. Ora sei con me, quindi rilassati. Ok?-

    -Certo, Charles, certo. Mi piace stare così, è molto intima come posizione! Ti amo, lo sai?-

    -Mi ami, lo so. E non me lo dimentico mai!-

    Andrea e Charles si erano conosciuti a New York per quella che doveva essere l'avventura di un'oretta e mezza, ma subito qualcosa era successo: come Andrea gli aveva aperto la porta, il suo sorriso lo aveva conquistato, lo aveva totalmente irretito. Nudo come gli era stato chiesto di farsi trovare, sembrava che la nudità fosse il più decoroso dei vestiti per quel giovane bianco e solare; con spontaneità lo aveva accolto e lo aveva abbracciato con il solo intento di ricevere affetto e attenzioni. La serata si era rapidamente trasformata in un lungo appuntamento, subito l'ospite lo aveva spogliato e si era complimentato per la pelle del colore del cioccolato alla nocciola e i grandi occhi buoni, quindi gli aveva offerto un caffè e un bagno caldo; senza saperlo, Charles stette in quell'attico l'intera notte e ne divenne un frequentatore abituale, quasi non apriva più sito con il quale si erano conosciuti: solo Andrea lo faceva, per <ravvivare un po' le cose e scoprire quali sorprese troveremo nel mondo!> e durante quelle sere si divideva tra l'abituale e il nuovo, preferendo sempre le attenzioni di Charles. Molti avevano tentato di separarli, ma nessuno ce l'aveva mai fatta; Andrea dagli occhi celesti e dalle labbra sottili sempre sorridenti era peggio di una cozza su uno scoglio.

    -Che ore sono, tesoro?-

    -Le nove. Come stai oggi? Ripreso dall'incubo?-

    -Mah, sì certo. Ho dormito meglio, una scopata migliora sempre la vita. Per te no?-

    -Certo che sì! Senti, visto che sei tanto allegro, dopo lavoro mi accompagni al mobilificio? Dobbiamo scegliere la nuova cornice per il quadro!-

    -Charles, dai, devo studiare per quell'esame di chimica... Puoi andare te, per favore?-

    -No. Tu hai rotto il quadro, tu vai a prendere la nuova cornice! E dobbiamo anche passare a prendere una nuova vasca, sempre per lo stesso motivo. No, non ci vado io da solo, è inutile che fai quella faccia da cazzo! Smettila, ahahahah!-

    -Vabbeh... Ci verrò con te... Contento?-

    -Molto contento! Tieni, ti ho fatto la cioccolata calda, so che dopo notti simili ti rilassa!-

    -Grazie Charles! Ti voglio un mondo di bene, sei il numero uno!-

    -Lo so, anche se lo dici solo perché sei un ruffiano!-

    Andrea e Charles avevano iniziato a convivere tre mesi dopo essersi conosciuti. Una settimana prima Charles lo aveva presentato ai propri amici e familiari e tutti ne erano rimasti letteralmente stregati, affascinati dal suo sorriso e ipnotizzati dal suo sguardo. Durante la giornata, tutto era sempre fantastico: certo, quel ragazzo spensierato era più lunatico della luna stessa ma la sua spontaneità e la sua allegria riempivano le stanze peggio di una perdita d'acqua fa con il bagno. Il problema sorgeva la notte, quando Andrea usava senza freni le propria capacità paranormali; ogni tanto aveva visioni del futuro, di morti di persone che conosceva, di torture indicibili perpetuate da organizzazioni governative, di pensieri che la gente non aveva il coraggio di esporgli e solo allora erano cazzi amari. Il padre di Andrea quando il ragazzo lo aveva portato in famiglia gli aveva chiesto se quel biondino ne valesse davvero la pena: la sorella ormai era rinchiusa in manicomio dopo avere accidentalmente buttato fuori dalla finestra il marito e averlo ucciso sfracellato, la madre era scappata con il giardiniere della villa dopo che la famiglia di quello era morta di crepacuore contemporaneamente dal primo all'ultimo; era molto difficile vivere con una persona capace di influenzare attivamente l'ambiente circostante senza accorgersene. Charles, storcendosi con le dita le labbra carnose prima di rispondere aveva guardato Andrea giocare a palla con i suoi fratellastri e sorridergli spensierato; quindi aveva risposto sì.

    -Ti piace usare la magia?-

    -Charles Dolan, la magia non esiste. Sciocchino, vuoi che ti prendano per pazzo? Insomma, non parliamone e pensa a guidare. Vuoi rovinarci questa fantasmagorica giornata di compere?-

    -Dobbiamo solo comprare una cornice e una vasca, non mi sembra nulla di speciale, eh!-

    -Perché non hai ancora vissuto quello che voglio farci lì dentro, Charles! La voglio grande almeno per dieci persone! Un'orgia assurda, più sperma che acqua... Adoro! E adorerai anche tu! Vedrai! E non fissarmi così, so benissimo che ti manca Frank...-

    -Ma... Al posto di dire scemenze, dato che sei tu che non credi nella monogamia completa mentre io a non condividerti starei anche meglio, cerca di rispondermi! Ti piace usare la magia?-

    -Ma non lo soooo. Ci sono nato ok? Certo, se avessi potuto scegliere come nascere avrei preferito nascere nero come te, almeno la gente non ci chiamerebbe zebre! Charles, guardami negli occhi...-

    -Andrea, la strada... D-

    -Me ne frego il cazzo della strada, guardami in 'sti cazzo di occhi, Charles Dolan! Ecco, bravo, io ti amo ma quando ti comporti così potrei buttare giù un edificio dalla mia rabbia e tu lo sai. Smettila, e pensiamo a cosa fare dopo le compere!-

    -Okok, stai calmo amore, ok?-

    -Ok. Ti amo.-

    La prima volta che Andrea aveva usato i suoi poteri paranormali a Charles era quasi venuto un infarto. Era notte fonda, avevano appena finito di fare sesso e lui era andato a levarsi di notte tutta quella notte prima con gli amici di quel bel bianco e poi tra loro; quando era uscito dalla doccia, si stava ancora asciugando con l'asciugamano che aveva sentito Andrea urlare dal letto. Subito era corso a vedere cosa stesse succedendo e quasi, sulla soglia della camera da letto, un appendiabiti non lo aveva centrato in pieno viso: Andrea stava urlando, nudo nel letto, contorcendosi a mezzo metro dal materasso; poi, come se nulla fosse successo, si era calmato e tutti i mobili che prima vorticavano furiosamente, erano caduti per terra e lui si era svegliato. Charles era svenuto dalla paura.

    -Mi puoi spiegare di nuovo cosa stai scrivendo?-

    -E' un libro sul paranormale, ti ho già spiegato che l'ho iniziato qualche anno fa. Allora, come ti sembra quella cornice?-

    -Sì, ma non capisco come ti sia tornata la voglia di completarlo proprio dopo avere conosciuto me. Lo sai vero...-

    -Cosa Andrea?-

    -Lo sai vero che se parli di me non mi arrabbio ma invece mentre te lo succhio ti taglio coi denti quel tuo grosso cazzo nero e lo do in pasto ai lupi della mia famiglia vero? Ti entro nel cervello e... E ti faccio ingoiare delle punte chiodate, tanti piccoli pezzetti di vetro taglienti. Capito, tesoro?-

    -Ma certo, me lo ripeti sempre. Prendiamo questa cornice?-

    -Charles Dolan, mi hai capito?!-

    -Vada per questa cornice. Certo amore, su, muovi questo bel culetto sfondato e dirigiamoci verso le vasche che c'è una vecchia che ci sta fissando.-

    Un armadio, quattro quadri, sette specchi, qualche sedia, un tappeto, tutte le finestre dell'appartamento più volte, il tavolo della cucina più volte, la vasca da bagno e le mensole del bagno una o due volte, tutte le boccette di profumo di Charles, lo scheletro del letto almeno una volta, una cassettiera e tutti i comodini che i due avevano provato a comprare nel tempo. Andrea nelle sue proiezioni mentali notturne aveva sempre distrutto qualcosa, Charles era impressionato dall'enorme forza di volontà che un corpo tanto minuto e snodato, facile da manipolare grazie alla grande fiducia che quel biondino riponeva nelle persone, fosse in grado di contenere assieme a una rabbia repressa; questa rabbia repressa Charles non aveva mai capito per cosa esistesse: Andrea con lui era sempre esplicito e dalle persone era ben voluto (non si capiva perché alle persone piacesse o perché erano manipolate mentalmente) ma non sembravano esserci dissapori nella vita di Andrea. Ma era incontrovertibile che qualcosa non andasse. Charles aveva provato a fare una chiacchierata con il proprio ragazzo molte volte, ma quel bianco all'apparenza superficiale era sempre riuscito a svincolare l'attenzione della conversazione su altro; anche con amici o parenti era difficile da vincere in conversazione: in un modo o nell'altro il velo di mistero era irriducibile.

    - Allora? Come ti è sembrata la giornata?Soddisfatto?-

    -Sì certo, metti in moto.-

    -Non sei soddisfatto della vasca? O della sveltina in bagno? Di solito ti piace! Dai, non guardare altrove e rispondimi!-

    -Senti, sappiamo entrambi che entro la prossima settimana torneremo qui. Forse non sarà una cornice ma sarà il televisore... L'unica cosa che non ho rotto nel mio appartamento sei tu...-

    -Senti, ora torniamo a casa e parliamo. Voglio che tu capisca che tutto ciò non mi pesa assolutamente! Capito? Io ti amo e qualunque cosa farai io starò con te. Ok?-

    -Mmm... Ok, tesoro. Andiamo a vedere L'Esorcista, mi piace L'Esorcista, è molto metaforico, sai?-

    Andrea adorava la frutta. Banane, angurie, prugne e mele: queste erano le migliori e in tavola erano sempre posate su un piatto d'argento morbido; e una mela assieme a un coltello da carne era sempre nel borsello che Andrea si portava appresso ovunque andasse. Una volta Charles lo aveva accolto a casa e abbracciandolo da dietro stretto gli chiese perché se li portasse sempre dietro, con il telefono, la carta d'identità e i soldi: Andrea si era scostato e guardandolo improvvisamente gelido aveva semplicemente detto <fatti i cazzi tuoi, Charles Dolan. E poi forse mi curerò del tuo.> per poi sparire in salotto a riposare nudo sul divano. Charles aveva provato a capire cosa ci facesse, visto che Andrea raramente mangiava qualcosa fuori pasto, ma nulla sembrava penetrare i pensieri di quel giovane! E poi, calmo, mentre il proprio stava a scrivere al computer concentrato dietro ai suoi occhiali, Andrea lo sorprendeva baciandolo dovunque arrivasse, ovunque, ridendo e portandolo lentamente lontano dall'ufficio nella stanza attigua, la camera da letto. Andrea amava cucinare, aveva fatto un corso di cucina subito dopo le superiori, diceva che studiare lo annoiava terribilmente e preferiva giocare con le dita: se era dell'umore giusto Charles veniva deliziato con sapori indicibili, anche perché certe volte credeva che il suo gusto venisse corretto in corsa dalle abilità paranormali del bianco a cui si era legato; piccolo bianco, certe volte lo trattava come se fossero tornati nelle piantagioni di cotone, altre come se fosse Andrea stesso un cagnolino da punire per avere defecato sul tappeto.

    -Guarda, siamo soli qui!-

    -Certo Andrea, non sogghignare. Sto cercando di guardare! E tieni le mani a posto, cazzo!-

    -C'mon nigga, dammi quello che mi appartiene! Vedo che ti piace il film, così proverai il doppio del piacere!-

    -Ma sei serio?-

    -Massì, siamo giovani! Siamo dannatamente belli! Sono sexy e nessuno mi dirà nulla!-

    -Tu sei sexy? Modestia portami via che non ti conosco!-

    -Apri le gambe e taci.-




    Andrea e Charles uscirono dal cinema sulle undici nella notte più buia. I due camminavano abbracciati, il braccio di Andrea attorno alle spalle di Charles per sorreggersi mentre incespicava semichino quasi cadendo per le troppe risate; ogni tanto, il biondino si fermava improvvisamente e costringeva l'altro, molto più alto, a sottostare al suo impero: lo baciava lentamente, prima assaporando le labbra carnose con la lingua, poi abbassando la testa di Charles premendo leggermente con la mano sulla nuca, facendo incontrare le lingue e abbracciandolo. E quindi riprendeva vertiginosamente la camminata, trascinando l'altro disorientato per la mano.

    -Andrea-, lo chiamava Charles sorridendo e ridendo quando non poteva resistere, -Dove vuoi andare? La macchina è dall'altra parte!-

    Andrea si volse e ridendo anche lui gli disse: -Ma chi vuole andare alla macchina! Qui vicino abita Louis! Lui è d'accordo e mi eccita da morire avervi entrambi!-

    -Ok, se è quello che vuoi possiamo anche andare...-

    -Perfetto. Corriamo!- e detto ciò il ragazzo ubriaco di allegria si strappò di dosso la camicia e la lanciò per terra, stando però attento a non perdere il borsello. Iniziò a correre alla cieca, non gli importava di essere investito; Charles dovette rincorrerlo per stargli dietro: per essere quasi ubriaco nei movimenti quel ragazzo si muoveva straordinariamente veloce!

    I due alla fine si ritrovarono in una zona totalmente diversa da quella che pensavano, era mezzanotte. Gli edifici non erano più quelli di marmo del centro ma di mattoni rossi, imbrattati da murales e manifesti pubblicitari; l'asfalto era tutto rovinato e l'assoluta mancanza di lampioni rendeva il tutto abbastanza spettrale. Charles non sapeva come diamine ci fossero arrivati ma in ogni caso dovevano andare via!

    -Charles... Amore...-, biascicò spaventato Andrea, indietreggiando verso l'amato. -Riconosco il posto!-

    Charles, non capendo a cosa alludesse, lo accolse tra le braccia e lo guidò verso il primo lampione che trovarono. Quindi guardò nella tasca dei propri jeans e tirò fuori il telefono satellitare: -Sapevo che era tardi per guardare quel restauro de L'esorcista! Ora stai calmo che chiamo un taxi.-

    Ma Andrea scosse la testa: -No. E' troppo tardi...-

    Improvvisamente, dall'ombra uscì un piccolo gruppo di persone, ragazzi principalmente. Il capogruppo era l'unico senza il volto coperto da un fazzoletto. -Ma guardate che zebre, pure frocie!-, disse quello con il resto del gruppo che lo lodava e accerchiava la coppia commentando cose oscene.

    -Andate via-, urlò Andrea pieno di rabbia e paura. Qualcosa impediva a Charles la parola.

    -No. Prima ci darete tutto quello che avete, poi vi pesteremo a morte. Ok?-, gli rispose il capobanda con altrettanta rabbia.

    Andrea si scostò dal proprio ragazzo e si allontanò dal lampione, puntando il capoteppista. -Se osi avvicinarti, io ti uccido. Vi ucciderò tutti!-

    -Provaci! Uccideteli!-

    Dato che la minaccia non era servita a nulla, Andrea tornò al fianco del suo ragazzo e rovistò nel proprio borsello, noncurante della gente che si stava avvicinando. Il bianco dai capelli d'oro tirò fuori una mela e un coltello da carne: -Lo hai voluto tu, pezzo di merda!-

    Come il coltello tagliò in due la mela, il capobanda stramazzò al suolo, la testa aperta, sangue e cervella che lentamente si riversavano sul cemento scuro. Poi toccò al resto, alle decine di persone che li avevano accerchiati e che ora si stavano allontanati sbigottiti e terrorizzati: come Andrea iniziò a grattare la polpa della mela con il coltello, la gente iniziò a urlare, si gettò a terra, imprecava, porconava, cercava di strisciare via ma veniva sempre sopraffatta da un dolore lancinante: la sua pelle stava venendo scartavetrata via da una forza invisibile! E infine Andrea li uccise tutti, spiaccicando la mela con la scarpa destra.

    -Charles, amore, andiamo via.-

    -... Sì... Sai... Sai che ti amo, vero?-

    -Certo, tesoro, forza corri prima che arrivi qualcuno!-




    CITAZIONE
    Caro papino, ti sto scrivendo da Venezia. Io e Charles ci siamo sposati a Washington, il giorno prima di lasciare le Americhe. Ora mamma ci ospita nella sua villa e devo dire che adoro il clima veneziano, con le nebbie serali e l'arte che vive in queste viuzze. La vita da sposati è fantastica e il fatto che ora anche Charles sia ricco sfondato lo ha tranquillizzato tantissimo: ha finalmente completato il suo romanzo paranormale e io l'ho tradotto per lui, è un caso editoriale di Torino! Tutti i nostri amici ci hanno seguiti a Venezia, dovresti venire anche tu con Pamela, ci vogliamo tutti molto bene e manchi molto a mamma! Vabbeh, non ti voglio annoiare tanto, ti aspetto qui a Venezia, vicolo delle Margherite 10/B.

    PS: spero non ti abbiano fatto troppe domande sulla strage del vicolo! Ciaone anche da Charles e baci!
     
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