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Sognava. Sognava di volare nei cieli tempestosi noncurante dei tuoni e delle raffiche di vento, dei bisbigli che la tempesta sospirava, delle urla degli spettatori che li guardavano sfidare le forze della natura. Sognava di sentire come un muro che infrangevano ripetutamente, con le infinite schegge che gli schiaffeggiavano la faccia mentre il suo possente drago solcava con il suo corpo d'ombra le nuvole grigie di minacce, dirigendosi implacabile verso il varco. Sognava di vedere qualcosa di indescrivibile, era rosso, dei lampi - l'origine della tempesta - serpeggiavano selvaggi contro il duo leggendario ma loro continuavano imperterriti la loro corsa: oramai erano giunti. Allora, dentro a un mondo diverso, sognava di atterrare su un'isola galleggiante, adornata di pini mobili e rocce viventi e osservare il corpo del suo Signore cambiare forma e imporsi in quel paesaggio. Sognava quel posto, e sognava la caduta nel vuoto più nero che avesse mai visto. Mentre cadeva lontano da Giratina.
Austin cadde giù dal letto impregnato di sudore. Il letto era stonfo, aveva i pantaloncini appiccicati e pure gli occhi erano a disagio, contaminati dal sudore prodotto da una notte tormentata dall'attesa. Il ragazzo si guardò allo specchio: i suoi occhi grigi erano neri nella penombra tagliata solo dal sole che filtrava le persiane, ma dopo che esso fu libero d'entrare, il viso luminoso del ragazzo era impreziosito da due occhi argentei che contrastavano parecchio con il biondo acceso dei capelli. Austin se li stropicciò e poi si preparò a scendere, preferendo roba comoda per la giornata che sarebbe seguita: quel giorno tanto atteso e tanto rimandato era finalmente giunto. Sarebbe diventato un allenatore!
Se volete sapere come continua, andate a leggere qui
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