Le avventure di Lucinda nel castello gotico

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Superutente

    Group
    Administrator
    Posts
    1,289
    Reputation
    +95

    Status
    Offline
    Ecco un pezzo di racconto che ho voluto scrivere spinto dalle mie letture. So che non è bello, ma volevo condividerlo.^^
    E' ambientato in un tempo senza epoca in un mondo dominato dalla magia, spero non faccia troppo vomitare :)
    Parte 1
    Era un fredda notte d’Inverno, la flebile candela disegnava giochi di ombre sul suo volto, mentre il resto della camera era avvolto nel buio. Lucinda scriveva sul suo diario frasi di ansia, di terrore, temeva: la misteriosa figura di cui non riusciva a scorgere il volto la osservava, dalle profondità dell’antico castello di pietra solida e fredda, e lei ricambiava lo sguardo. Il grande orologio a pendolo suonava la mezzanotte e il suo rintocco scuoteva il cuore della povera ragazza, che non sapeva cosa fare: avvisare gli amici che la presenza era effettivamente lì oppure solo la padrona di casa, annidata nella Torre Est? Lei non lo sapeva. Le sembrava quasi di scorgere, quando non guardava, le figure dei quadri terrificanti muoversi dalle torture in cui erano raffigurate e sporgersi verso di lei grondando sangue sul pavimento; oppure che qualcosa mentre dormiva si muovesse sotto al letto e nel buio provasse a strisciare verso di lei e le mangiasse il viso; o che dalle finestre di vetro temperato qualcosa entrasse di soppiatto con gli artigli scoperti e le zanne pronte a banchettare lasciandola per sempre in quel castello buio e freddo. Di questo scriveva nel suo diario, una scrittura piccola, sottile, claustrofobica come si sentiva in un posto dove le sue peggiori paure sembravano realizzarsi.
    Facendosi coraggio, dopo che l’orologio a pendolo aveva suonato altre due volte, la ragazza con braccio tremante afferrò la candela e si alzò e, temendo che una mano dal buio l’afferrasse, iniziò a camminare verso il centro della stanza e, posta la luce sul pavimento, tremando si inginocchiò. Guardò che sotto al letto non ci fosse niente, ma singhiozzò: nel buio qualcosa si muoveva! Era veloce, piccolo ma la guardava con occhi maligni, correva verso di lei. Subito, lei si ritrasse e cadde, per colpa dello slancio, nell’armadio e tutti gli appendini le sembrarono afferrarla come dita scheletriche. Urlò, invano. Il topo continuò la sua corsa fin sotto l’armadio e scomparve nel buio da dove era comparso.
    Lucinda, con il viso rigato dalle lacrime, si dispiacque di avere urlato perché nemmeno lei sapeva quali orribili serpenti aveva risvegliato, quali incubi la attendevano in silenzio con calma, quali spaventi la avrebbero colta, la mano nel buio che l’avrebbe presa. E due colpi, a malapena udibili nel silenzio che stava ingoiando l’anima della povera ragazza, provenirono dalla porta spessa, che lei, con il cuore in gola, aprì.
    -Ciao Lucy… lo hai sentito anche tu quel sussurro nei muri?-
    A entrare era stata una ragazza spaventata, dalla guance rosse e i capelli in disordine, come se si fosse rigirata molte volte nel letto; il freddo del corridoio poi l’aveva aggredita. Lucinda raccolse la candela dal pavimento e la posò sulla scrivania su cui era stata per molto tempo, facendo ripiombare la stanza nella semioscurità. Sedute sulle sedie del tavolo, osservavano i loro volti illuminarsi e oscurarsi flebilmente una con gli occhi rossi, l’altra con visibile paranoia; erano pronte per parlarsi.
    -No, ma ho visto di nuovo la figura e la figura ha rivisto me! Ci siamo rivolti lo sguardo!-
    -E io ho sentito quella voce… Sei sicura sia sicuro restare qui? Non mi piace molto quella Laine! Questo castello è terrorizzante! Sembra che le pareti vogliano inghiottirci… E prima o poi lo faranno, faccio incubi terrificanti, mi sembra che qui da sole senza la compagnia del resto della squadra siamo indifese, ecco.-
    -Cosa diceva?-
    -Vieni qui, vieni qui, o la casa ti inghiotterà! Molto inquietante dato che è l’una di notte! Lucy, voglio andarmene! Andiamocene, prendiamo i cavalli e galoppiamo nella notte, lo abbiamo già fatto! Per favore… Sento che-
    -No! Voglio vederci chiaro, siamo qui per questo no? Ti ricordi come ci abbiamo scherzato sopra quando abbiamo salito le scale? Quella mano… Ma avevamo deciso che era solo suggestione!-
    -Laine ci aveva detto che non era sicura, comunque prima ho mandato la lettera. Se vuoi eseguire il nostro compito, io ti seguo ma… Ma tu avevi detto che era di poco conto, merde! Tu ci hai scherzato sopra, ma io ero terrorizzata! Io, io, la main invisible m’a touché, pas toi! Lo sapevo che non dovevamo venire in pieno inverno! Io, io, je suis-
    -Basta, Renée! Insomma, un po’ di contegno! Sono terrorizzata anche io e anche io rimpiango di essere qui, lo puoi leggere nel mio diario, ma ora scenderemo nel sotterraneo e indagheremo, tanto ora non dormiremo e insieme ci hanno provato un sacco a ucciderci ma nessuno c’è riuscito! OK?-
    -Ok… Ma scrivilo nel diario! Forse lei lo leggerà se arriva! Per favore, je t’adjure! Scrivilo!-
    Lucinda guardò l’occhio dell’amica riempirsi di terrore e lacrime e con mano tramante aggiunse quella nota sulla pagina già piena. Quindi, insieme, presero la candela e uscirono nella stanza, protette solo da quell’aurea tremolante nel buio tremolante, inconsapevoli che qualcosa strisciante era uscito da un nascondiglio per seguirle nel buio.
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Superutente

    Group
    Administrator
    Posts
    1,289
    Reputation
    +95

    Status
    Offline
    Ora posto la seconda parte, c'è un cambio di protagonista e cerco di descrivere la sua comparsa in quelle terre desolate. Buona lettura, e grazie per perdere così malamente il vostro tempo. xD

    In un villaggio ai piedi di un fiume, vicino alla nave da cui una figura e la sua cavalcatura erano scese, questi ultimi camminavano silenziosi sotto allo scroscio di pioggia. La figura incappucciata diresse il suo stallone nero per alcuni metri addentrandosi nel borgo squallido di palazzi di legno marcito e si meravigliò della schifezza che permeava quel posto rinnegato da Dio: i cadaveri della fame e della peste affollavano le strade, i topi e i vermi abitavano quei corpi e certe volte i liquidi sembravano muovere quelle carni putrescenti, altrimenti immobili; gli occhi gialli sotto al cappuccio osservavano tutto ciò deliziati, pensavano di essere in Paradiso!
    Camminò per parecchio tempo, molte volte sprofondando con gli stivali nel fango fin sopra al tallone e sostenendo il proprio stallone, finché non si stufò e iniziò a girovagare, ormai di sera con le strade vuote; e fu per questo che questa misteriosa figura venne attaccata. E fu per questo che dei tre briganti, due vennero decapitati e squartati, mentre il terzo si salvò per fornire indicazioni, per sparire in lacrime in uno dei vicoli laterali: quell’uomo aveva perso i suoi compagni durante quella che doveva essere una semplice rapina e non avrebbe mai dimenticato né la velocità con cui lo aveva steso, né i riflessi gialli provenienti dagli occhi, né la risata argentina elevatasi da sotto al cappuccio.
    E così, nella notte tempestosa su un sentiero impervio ormai lontano dal piccolo borgo fluviale, un cavallo nero galoppava verso un castello maledetto sede di orridi omicidi.


    Edited by Tony! - 18/7/2018, 10:47
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Superutente

    Group
    Administrator
    Posts
    1,289
    Reputation
    +95

    Status
    Offline
    Ecco la terza parte, parla di loro intente a scendere nei sotterranei

    In una notte tempestosa, due ragazze camminavano terrorizzate in un castello di fredda pietra nera nel buio, con solo una candela a rischiarare il cammino in quei corridoi lugubri e minacciosi. Mentre l’ignara Renée procedeva con il fiato corto e i nervi tesi sotto braccio con l’amica, Lucinda per colpa della sua vista miracolata osservava gli orrori delle pareti: arazzi raffiguranti stupri e orribili statue di mostri alati e con le zanne sporgenti; se qualcosa avesse tentato di afferrarle nel buio non sarebbe stata in grado di capire cosa fosse. Era sicura qualcosa si muovesse dietro le pareti, nelle altre stanze e che aspettava solo che si distraesse per uscire allo scoperto e trascinarle per sempre in quei muri di tenebre.
    Fu quasi felice quando notò una piccola scalinata sulla loro destra, circondata da un arco di ossa e presieduta da due mostri seduti a fissare chiunque vi passasse, seduti a fissarle con le loro teste che sembravano muoversi lentamente.
    -Renée, dobbiamo scendere una scalinata, ci porterà direttamente nel labirinto oscuro dei sotterranei, pronta?-
    -No… Mi aiuti a scendere gli scalini, vero? Non vorrei-
    -Certo, e se arriva qualcuno di certo lo vedo, tranquilla!-
    -Parbleu! Ne sei certa… Ok, scendiamo…-
    E scesero, ignare di un morto che camminava dietro di loro, sorreggendo una tela vuota con una mano e uno strumento di tortura nell’altra.
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Superutente

    Group
    Administrator
    Posts
    1,289
    Reputation
    +95

    Status
    Offline
    In questa parte, la figura misteriosa nella sua crudele crociata verso il castello maledetto: ora sta entrando e si prepara ad affrontare gli orrori che esso nasconde al giorno liberandoli di notte!

    Parte quarta
    Nella notte tempestosa, un cavallo nero galoppava furiosamente. Gli ululati nella valle risuonavano lugubri e le figure degli alti pini sembravano curvarsi per afferrare la figura incappucciata che osava attraversare quei sentieri impervi di dirupi e alberi abbattuti in piena notte. Ma non temeva brutti incontri con i mostri che popolavano la notte di quelle lande desolate: i riflessi gialli provenienti da sotto il cappuccio, quasi fari in quella notte rischiarita solo dai lampi, avrebbero tenuto lontano qualunque cosa avesse osato avvicinarsi. E non temeva neppure i lupi o le linci o gli orsi: aveva ancora una testa dei predoni di qualche ora prima e quindi avrebbe potuto benissimo lanciargliene un’altra, togliendola dalla sacca di cuoio in cui l’aveva posta e dopo aver toccato il sangue secco di quei briganti lanciarla in pasto alle fauci ferali.
    Finalmente giunse al castello, sorto secoli prima su una collina rocciosa, scarna, lugubre. Subito scese da cavallo e iniziò a ispezionare il luogo, avvertendo un’aurea negativa proveniente da quell’ammasso di rocce nere nella notta e ossa nelle fondamenta. La figura era entrata nel cortile, la grata era alzata quando il cavallo aveva raggiunto la sua meta, ma della scuderia non ve n’era alcuna traccia; quindi la mortifera presenza preferì fare ciò che avrebbe dovuto eseguire fin da subito: squartare il muro e quell’intenzione le riportò alla mente la bellezza di qualche ora prima: teneva ancora un intestino legato al collo come una collana, caldo e sanguinolento!
    Quindi, estrasse la sua spada rossa di sangue e la conficcò di punta nella parete muraria, penetrandola fino all’elsa; soddisfatta dello squarcio, immaginò che si trattasse degli stomaci dei due briganti e ridendo sguaiatamente tirò verso l’alto e poi a destra e infine spinse la lama verso il basso, sempre tagliando la pietra come fosse burro; alla fine tirò un calcio alla parte squartata e penetrò nell’edificio.
    -So della vostra presenza, ma non fa nulla. Se non le avete fatto nulla, non brinderò a fine nottata con il vostro sangue, tranquilli!-
    E scomparve nel buio.
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Superutente

    Group
    Administrator
    Posts
    1,289
    Reputation
    +95

    Status
    Offline
    Lucinda e Renée continuano la loro discesa. Ormai sono giunte al labirinto!
    In una notte tempestosa, dentro a un inquietante castello, in prossimità di un labirinto oscuro da cui usciva una nebbia avvolgente, due ragazze urlavano terrorizzate: un morto le attaccava!
    Erano scese trepidanti, con il cuore a mille, Renée reggeva il candelotto, Lucinda osservava le pareti di roccia su cui erano appesi specchi infranti, tendaggi strappati, statue rovesciate e che formavano lo stretto corridoio che le circondava: in quella parte di edificio non accessibile agli ospiti desiderati qualcosa di terribile era successo, qualcosa che la ragazza dalla vista miracolata non osava confessare all’amica ignara. Il talentuoso cecchino temeva che fossero state convocate con intenzioni velatamente ostili dalla padrona di casa, la contessa Analisa, e che non sarebbero state in grado di fronteggiare il male che a breve credeva si sarebbero trovate di fronte; quindi aveva iniziato a osservare attraverso le pareti le grandi stanze arredate secondo un elegante e impeccabile buon gusto, con i letti a baldacchino di pregiata stoffa ricamata a mano, i mobili intarsiati e i soffitti a volta, solo la polvere rendeva tutto trascurato e inquietante, la polvere, le ragnatele e quei quadri di morti truculente.
    Quelle tele raffiguranti decapitazioni e dissanguamenti, scorticazioni e squartamenti portarono nella mente devastata della povera ragazza i lunghi mesi passati in guerra. Certo, lei, da cecchino da mira chilometrica, non aveva dovuto trovarsi a portata di fucile o spada, ma comunque aveva sofferto i continui bombardamenti e la distesa di cadaveri e agonizzanti! La chiamavano Barbie Soldatessa per colpa dei suoi vestiti sempre all’ultima moda, i tacchi a spillo e il trucco perfetto; nessuno avrebbe mai detto fosse un’assassina se non per le pistole che teneva ai fianchi e il proprio armamentario i una valigia: tutti la rispettavano, o meglio, rispettavano la sua letale abilità di colpire a cinque chilometri di distanza una noce! Figuriamoci una figura umana, dicevano tutti! Ma comunque, Lucinda non aveva mai voluto essere lì, a differenza della Morte Sorridente, e aveva sofferto gravemente quei mesi, che per fortuna si erano conclusi. Ma quelle tele raccontavano storie ancora più angosciose: secondo la lettura della ragazza, quelle persone erano state uccise in una stanza dalle pareti e dal soffitto e dal pavimento rosse e poi rappresentate lì, in quelle pose orribili. Non era sicura che quel rosso raffigurato con tanta vividezza però fosse vernice…
    Tuttavia, questi pensieri avevano spinto la ragazza a girovagare con lo sguardo, fino a quando davanti al fatidico labirinto da cui usciva una fitta nebbia non si era accorta che un cadavere le stava per afferrare! Allora urlò e involontariamente si liberò della stretta dell’amica la quale finì in uno dei corridoi del labirinto da sola con il solo candelotto acceso; sola perché una parete emersa dal nulla la chiuse in un nuovo corridoio.
    E Lucinda urlando e inseguita dal morto bavoso corse in un altro corridoio di quel terribile labirinto, verso la figura incappucciata che prima o poi le due avrebbero incontrato.
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Superutente

    Group
    Administrator
    Posts
    1,289
    Reputation
    +95

    Status
    Offline
    La misteriosa figura è nel castello e inizia ad indagare scoprendo nuovi orrori e ride.
    Quella strana figura camminava lentamente, fiera e decisa e consapevole quanto fosse pericolosa. Nell’oscurità dell’antro di pietra in cui era penetrata sapeva quali orrori attendevano il suo arrivo: corpi mummificati o resi statue di ossa dipinte di un rosso pieno di grumi e impurezza, stanze vuote che erano una volta in un recente o in un lontano passato state gremite dalle urla di dolori degli sciagurati avventori, spinti da una morbosa curiosità in un labirinto da cui era praticamente impossibile uscire. Sentiva che il suo cammino non era solitario, ma invece che esseri indistinti lo osservavano sperando che quella figura misteriosa si perdesse o almeno perdesse il lume della ragione capendo dove si trovasse: nella casa della Duchessa.
    A un certo punto si fermò e ascoltò un suono. Era prolungato ma estremamente debole, sembrava provenisse da un animale ferito, mugugnava, ecco miagolava di dolore; ma la voce era sicuramente umana. Incuriosita, scostò il mantello che nascondeva la propria figura ed estrasse una borsa da quelle mille pieghe nere e cercò a tastoni un oggetto indispensabile per un’ottima visione senza sforzare la vista. Le dita dentro ai guanti in pelle tastavano tutto, dal coltello da caccia al papiro con la sua missione, dalla mappa consunta di sudore e sangue del posto all’oggetto che cercava, un ricavato da un particolare olio ricavato dagli alberi antichi. Prese l’oggetto tra le mani, lo puntò davanti a sé e si avvicinò alla fonte del lamento.
    Non urlò solo perché le piaceva ridurre la gente in stati simili a quello che aveva davanti a sé.
    Subito corse via perché sapeva che le prossime vittime scelte erano la bella Lucinda e la calda Renée, entrambe all’apice della loro giovinezza e perfetti stereotipi dei valori giovanili che quella assassina voleva sottrarre loro riducendole in quel terribile stato. Se le immaginava venire torturate in quelle stanze buie fino alla perdita della ragione per poi perdere l’anima e tutto ciò che le caratterizzava; infine lasciate nelle mani di questi esseri informi, che ormai poteva sentire attorno a sé sempre più vicini.
    Doveva trovarle. Fu per questo che all’improvviso si voltò e tagliò la gola della presenza dietro di sé e sorridendo per il sangue che ne veniva fuori, la trascinò in una stanza vuota. Infine rise con la sua risata argentina pensando al seguente interrogatorio.
     
    Top
    .
5 replies since 15/7/2018, 18:43   56 views
  Share  
.