Il blog di Tony

Posts written by Tony!

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    Arsene Lupin - Ladro gentiluomo è una raccolta di racconti pubblicata in originale da Einaudi nel 2006 e ristampata da Mondadori nel 2021; si tratta di una raccolta di 9 racconti scritti da Leblanc sul celebre ladro.

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    Contenuti:
    In meno di 200 pagine, questa raccolta ha al suo interno una prefazione a cura di Maria Dall'Asta e 9 racconti:
    - L'arresto di Arsene Lupin
    - Arsene Lupin in prigione
    - L'evasione di Arsene Lupin
    - Il viaggiatore misterioso
    - Il collare della regina
    - Il Sette di cuori
    - La cassaforte della signora Imbert
    - La perla nera
    - Arsene Lupin in prigione

    Commento:
    Arsene Lupin - Ladro gentiluomo è un bel libretto, si legge in modo scorrevole e regala belle avventure.
    Le storie non sono legate in maniera cronologica, anzi: spesso differiscono per narratore -onnisciente o prima/terza persona narrante- e disposizione cronologica. Sono tutte incentrate su Arsenio Lupin, che compare prima o poi nella storia come antagonista o protagonista, con il suo vero nome dall'inizio o svelandosi alla fine.
    Lo consiglio? Sì, dai. Alcuni racconti sono anche collegati gli uni agli altri (Arsene Lupin in prigione e Arsene Lupin in prigione, per esempio), mentre altri ne raccontano il passato (Il collare della regina e La cassaforte della signora Imbert). Da recuperare, lettura molto simpatica e scorrevole.
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    Formattare la sceneggiatura: piccolo manuale di scrittura tecnica, come dice il titolo, è un piccolo manuale di scrittura pubblicato nel 2018 da A. Elba, C. Maccari, R. Moliterni per spiegare come si scrive la sceneggiatura cinematografica.
    Il fine ultimo ideale? Fornire in meno di cento un vademecum per uniformare tutte le sceneggiature italiane!

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    Contenuti:- introduzione sull'argomento
    - spiegazione della sceneggiatura
    - capitolo su argomenti generali a tema sceneggiatura
    - capitolo su come impostare lo stile di scrittura
    - dizionario su ciascuna situazione problematica e come risolverla
    - i software per sceneggiare al computer
    - indice analitico dei vari argomenti

    Commento:
    Leggere questo libro è stato molto interessante. Si legge velocemente, molte questioni teoriche non sono trattate: questo vorrebbe essere un istantaneo consulto per risolvere subito il problema dello sceneggiatore su come si scrive una tal scena.
    La parte più interessante è stata nel dizionario perché in essa ci sono varie situazioni spiegate:
    - come intestare una scena in macchina/aereo/treno...
    - come scrivere una canzone o una trasmissione alla radio
    - come presentare i personaggi e descrivere i luoghi/look

    Un libro da leggere e consultare, molto consigliato.
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    Riga 41 - Kitsch è un libro a cura di Marco Belpoliti e Gianfranco Marrone che raccoglie al proprio interno 30 saggi sul kitsch, dal 1907 al 2014. Sono in totale più di 600 pagine.

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    Contenuti:
    - breve introduzione etimologica dai dizionari di diversi dizionari occidentali
    - antologia storica: i 30 saggi + altrettanti commentari per capirli e contestualizzarli
    - 8 domande sul kitsch ripetute a tanti studiosi e intellettuali italiani
    - galleria fotografica di roba kitsch
    - brevi trattati sui nani da giardino

    Commento:

    Sarò veloce. Quando l'ho comprato cercavo un'introduzione al concetto del kitsch e quindi la commessa è stata idiota/stronza perché questo è un mattone che per gli ignoranti è troppo tecnico, per gli esperti è ridondante. Bocciato.

    Il problema maggiore è che i 30 saggi, oltre a essere tanti, sono ripetitivi perché gli argomenti da trattare sono sempre quelli; ogni tanto c'era un nuovo argomento, ma l'interesse maggiore dai saggi è solo l'evoluzione storica del concetto di kitsch nel corso del secolo. Di maggiore interesse sono i commenti ai saggi, che comunque sono ostici perché sulla pagina scritti in piccolo e in doppia colonna (mentre i saggi in caratteri più grandi con impaginazione normale).

    Il questionario agli intellettuali italiani era anche interessante, ognuno ha fornito risposte diversi anche perché depositario di un proprio livello culturale, ma avrei preferito almeno due righe di presentazione della persona intervistata. Conoscere il suo background culturale.

    Lo consiglio? No.
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    Story: contenuti, struttura, stile - Principi per la sceneggiatura e per l'arte di scrivere storie è un libro di Robert McKee, che ho letto in italiano con la traduzione di Paolo Restuccia. Si tratta di un libro fondamentale per chi vuole diventare un narratore di storie.

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    Contenuti:
    In poco meno di 300 pagine, McKee struttura un grande discorso per aiutare a capire l'arte della narrazione suddividendo il tutto in quattro macrocapitoli:
    - Parte I: Lo scrittore e l'arte della storia
    - Parte II: Gli elementi della storia
    - Parte III: I principi del disegno della storia
    - Parte IV: Lo scrittore al lavoro
    Inoltre, il libro alla fine presenta un'utile lista di letture consigliate per approfondire e la filmografia dei lungometraggi citati, oltre a un indice analitico di tutto ciò che viene trattato - tecnica o film o autore che siano.

    Commento:

    Leggere questo libro è stato istruttivo e scorrevole: McKee è un narratore eccellente e spiega le varie tecnica con estrema precisione e scorrevolezza, anche chi non sa del tema può apprendere con facilità. Spesso spiega più volte gli stessi concetti, ma in discorsi diversi, cosicché il lettore possa capirli a pieno. Molto importanti, inoltre, sono gli estratti di sceneggiature che riporta nel testo per spiegare al meglio come scrivere o non scrivere una scena.

    Questo è un testo formativo, dovrebbe essere letto. Me lo ha suggerito il mio prof di sceneggiatura, e io ringrazio!
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    L'Enciclopedia dei mostri giapponesi è un libro pubblicato nel 1994 di Shigeru Mizuki e tradotto da Keiko Ichiguchi & Emilio Martini.

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    Contenuti:

    In poco meno di 500 pagine, l'Enciclopedia dei mostri giapponesi tratta tutti i mostri del panorama nipponico, mentre poi c'è un piccolo glossario curato da Ichiguchi, Martini e da Andrea Baricordi: così anche chi non conosce la cultura giapponese bene (come me) può capire i termini più usati.

    Commento:

    Leggere questa Enciclopedia dei mostri giapponesi è stata un'esperienza bella e immersiva. I mostri, gli spettri, i fantasmi e le apparizioni sono tutti presentati come si scrivono in caratteri latini, in ordine alfabetico.

    Positivo il fatto che non viene solo introdotto il personaggio di turno, ma spesso viene anche indicata l'origine fonetica del suo nome o delle cause antropologiche che hanno spinto la gente a crederne l'esistenza. Così, questa non è solo un'enciclopedia ma è un prezioso volume per capire la cultura giapponese e le loro tradizioni. Preziosi sono anche gli accenni che fa Mizuki al proprio passato, così come al passato del Giappone nei secoli.

    L'unico lato veramente negativo è legato ai disegni: lui è un fumettista e da quello che ho capito ha curato in madrelingua sia i testi sia i disegni. Allora non mi spiego come mai certe volte nel corpo di testo il mostro sia descritto in un modo e nel disegno sia ritratto in un altro. Leggermente straniante.

    Comunque, Enciclopedia dei mostri giapponesi è un libro da leggere perché come le fiabe dei fratelli Grimm è una finestra sul mondo e sul passato giapponese, ed è utilissimo per gli scrittori perché da esso si possono attingere infinite storie e credenze a noi sconosciute.
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    Portogallo: Luce e colori tra terra e mare è il primo volume della collana uscita in edicola de Paesi del mondo, nel 2020 per il National Geographic.

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    Contenuti:
    In meno di 100 pagine, Portogallo: Luce e colori tra terra e mare espone le caratteristiche del Portogallo dal punto di vista estetico, paesaggistico, storico e quindi turistico. Una serie di argomenti introdotti con un breve corpo di testo e qualche chicca, con mappe contestualizzanti e contornati da splendide fotografie.
    I macro-argomenti trattati sono:
    - viaggio in Portogallo
    - i colori di Lisbona
    - Porto e Madeira
    - la natura selvaggia lusitana
    - fede, potere e architettura
    - il Paradiso in nove isole
    - borghi e città da non perdere
    - la porta d'Europa: l'Argarve
    - non solo saudade

    Commento:
    Leggere Portogallo: Luce e colori tra terra e mare è stata un'esperienza veramente affascinante. Il volume ha immagini splendide e la carta stampata stessa pur non essendo lucida o particolarmente grossa riesce a trasmettere la bellezza di quei posti.
    Gli argomenti e i luoghi trattati sono tantissimi, variando dalle spiagge fino alle piazze più famose, con tappe curiose come gli espigueiros o la Capela dos Osos (decorata interamente con ossa umane).
    Era il primo libro di una collana uscita in edicola, per cui quando l'ho comprato non costava molto, ma se vi capita è una bellissima cartolina e una iniziale guida ai posti più belli portoghesi.^^
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    «Eco qua, queo che gave' ordina', bei fioi. Un cafe' par ti, dotor dea peste, e na ciocoeata calda par sto' bel Arlechin. Steme ben!»

    Era una giornata perfetta, il sole splendeva sulla piazza e il mare con il suo sciabordio abbelliva la vista. Maso sedeva agitato mentre osservava il ragazzo con cui si era dato appuntamento quel pomeriggio, un giorno come tanti per loro almeno all’apparenza, ma un giorno speciale nel profondo. Era a disagio mentre osservava le donne ingobbite nei loro foulard vendere rose rosse alle coppiette felici che li circondavano nei tavoli vicini. Era a disagio mentre le fanciulle esaltate dai gesti dei compagni aprivano pacchi piccoli o grandi, manifestazioni dell’animo innamorato. Maso osservava la camicia nera al tavolo al loro fianco che offriva un mazzo di ortensie alla sua bella, in un sorriso orgoglioso. Maso osservava tutto, in silenzio, dal volo dei piccioni sulla piazza alla Cattedrale che si stagliava sul mare, perfino il verso dei gabbiani e il vento impetuoso dalla laguna erano rifugi sicuri. Maso non osava guardare Gùsto in volto, ma Gùsto non aveva occhi che per Maso.

    Gùsto sedeva eretto, attento a mostrare in tutta la loro maestosità quelle due spalle larghe che tanto si era guadagnato con il suo lavoro di gondoliere. Il corpo era completamente piastrellato di arcobaleni, il volto semicoperto da una maschera nera e in testa un tricorno bianco. Ma era là, con lui, in quel giorno tanto infelice per loro. Lentamente gustava il liquido caldo e denso, tingeva i baffi biondi di bruno, gli occhi neri non si spostavano di un centimetro dalla maschera dorata e adunca del suo conviviale.
    Maso gli chiese se volesse assaggiare un cioccolatino da Perugia, dal nome Liù. All’assenso dell’Arlecchino, sorrise debolmente e dalle tasche estrasse un piccolo cubetto confezionato in rosa. Lo offrì. Gùsto allungò la mano, e mentre lentamente estraeva il cioccolatino dalle dita dell’offerente, con il pollice accarezzò il polso e mentre si allontanava le dita della mano; finalmente Gùsto scartò il velo di carta rosa e violetta, ne venne fuori un piccolo parallelepipedo dal color marroncino chiaro che gustò sotto lo sguardo incantato del dottore della peste.
    Ora fu l’Arlecchino a chiedere se potesse offrire qualcosa: un sorso della cioccolata calda. All’assenso del dottore dorato, il gondoliere allungò lentamente la tazza e la porse. Maso l’accolse nelle due mani e se la portò alle labbra. Sulla tazzina bianca c’era un segno marrone dal quale il liquido aveva incontrato le labbra dell’Arlecchino e fu lì che beve, guardandolo negli occhi neri, e fu sempre da lì che l’Arlecchino bevve.

    Restarono seduti ancora qualche momento, fino a quando la cameriera non ricomparve: «Fioi, voe' calcossa in piu'? Na fritoea coea crema, forse?»

    Dissero di no, Maso si alzò e andò dentro al bar per pagare. Gli interni erano spettacolari, i muri e i pavimenti d’Istria erano ricoperti con pregiati tappeti persiani, sui muri erano appesi numerosi specchi e nella grande sala imperavano due magnificenti candelabri verdi e rossi e bianchi di vetro pregiato. Maso si osservò allo specchio: un bel ragazzo, si poteva dire, non alto e nemmeno magro ma con due spettacolari occhi cangianti, occhi ora semicoperti dalla maschera. Era là, ma stava veramente vivendo il momento?

    «Quanto era bello Scipione sul suo cavallo bianco! Egli fissava i romani con due occhi aperti e la bocca sorridente, ma con gesto forte e animatore e pareva che dicesse “Dobbiamo vincere ad ogni costo!”. Proprio come fa oggi il nostro amato Duce, quando parla ai nostri valorosi soldati. Però il Duce è più bravo e ancora più bello di Scipione!»

    Fu il discorso della bambina dalla radio sul bancone a scuotere il rimuginatore dai propri pensieri: lui era là, stava vivendo quell’ora di magica luce con Gùsto e nulla avrebbe potuto rovinarla! Quindi, staccò gli occhi dallo specchio e posò lo sguardò oltre alla vetrina, oltre alla coppia di anziani impegnati a gustare insieme una mozzarella in carrozza, sull’Arlecchino. Ora che Maso non era più al tavolo con lui, Gùsto si era stravaccato sulla sedia, facendo scendere il sedere quasi oltre la fine di essa e appoggiando il capo sullo schienale. Maso sorrise: era così che lo aveva conosciuto due estati prima, alla spiaggia di Punta Sabbioni. Stravaccato e indolente.

    Sorridente, si rivolse al barista. Chiese il conto e pagò.

    «Grazie, e tornate presto! Ma scusa, non è un po’ presto per le maschere? Oggi è il giorno degli innamorati, non Carnevale!», commentò il barista con un sorriso sornione.
    «Mai. Noi, al contrario di molti, le maschere non possiamo mai toglierle. Arrivederci.» e tornò dal compagno.

    Insieme Gùsto e Maso girovagarono un po’ per la piazza, osservando e commentando i turisti con i loro inutili libretti e le mille mappe con cui in teoria avrebbero dovuto essere in grado di attraversare Venezia.

    Gùsto, con il suo lavoro, sapeva benissimo che in verità quelle cartine per i turisti ingenui erano inutili. Non che Maso, pur in terra straniera, non lo sapesse: non era raro che uscito a prendere il pane notasse una coppia di turisti dall’accento pesante e dalle vocali larghe, ci si fermasse a dar loro indicazioni per la stazione dei treni e quando tornava con la spesa e un po’ d’ombra in stomaco li trovasse a pochi metri di distanza dalla volta precedente, solo in una nuova calle.

    Sorrisero insieme.

    Stanchi di San Marco, i due costeggiarono il mare e si diressero verso un ponticello tutto bianco. Di solito era invaso dai turisti, ma in quel momento non c’era nessuno. Quindi salirono al vertice delle scalinate e si appoggiarono al parapetto, anch’esso di pietra bianca. La vista ovviamente era il Ponte dei Sospiri. I turisti lo adoravano, loro invece lo osservavano come monito: se fossero stati tranquilli, non sarebbe successo nulla; o almeno così speravano.

    «Buon San Valentino…», bisbigliò Arlecchino.

    «A te.», rispose il dottore.

    E le mani, per una frazione di secondo, si sfiorarono. Una lacrima scese sotto alla maschera adunca e dorata.
    Fu una giornata stancante, il mondo celebrava l’amore e l’unione, ma loro preferivano stare tranquilli. Erano persone normali, non volevano andare contro la legge. Non apertamente almeno. Si limitarono a godere l’uno della compagnia dell’altro. Camminarono avanti e indietro, parlarono molto, del tempo, del Duce, dell’imminente guerra, dei gabbiani, dei turisti. Ma non di se stessi. Quello lo fecero quando entrarono in un portone, salirono strettissime scale e Gùsto fece girare la chiave d’ottone nella serratura del proprio appartamento. Una casa piccola e stretta, eretta in un palazzetto a meno di due metri dal palazzo che gli si stagliava di fronte. Una casa piccola, ma almeno i due poterono togliersi le maschere.

    E si baciarono, in un abbraccio.



    Questo è un testo che ho scritto nel Febbraio 2023 per una challenge, il tema erano le maschere e cose proibite. E cosa c'era tra le cose proibite durante il Fascismo? Ovviamente l'omosessualità! Sia mai che veniamo trattati bene eh.
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    Il nuovo cinema americano: 1967-1975 è un saggio edito da Franco La Polla nel 1996 che analizza e riflette sul cinema americano della New Hollywood e della generazione precedente.

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    Contenuti:
    In poco di meno di 300 pagine La Polla analizza il nuovo cinema americano sotto tre grandi filoni di pensiero:
    - la poetica della violenza
    - la poetica della nostalgia
    - la poetica dell'iper-realismo
    Inoltre, in conclusione c'è anche un approfondimento sui registi Robert Altman e Woody Allen; e la postfazione alla seconda edizione del libro (che ho io).

    Commento:
    Leggere Il nuovo cinema americano: 1967-1975 è stata un'esperienza sicuramente formativa, è un libro che dopo la prima lettura esplorativa va tenuto e studiato come fonte di informazioni. Spesso la lettura non è scorrevole e necessita una pregressa conoscenza del cinema e della storia del cinema, ma per qualcuno con già una base è un testo necessario e puntuale.
    Sono tantissimi i titoli e i registi che La Polla cita nelle sue analisi, spesso affrontando un solo argomento per sotto-capitolo in modo tale da prendere più pellicole e accomunarle nella stessa riflessione (e quindi anche più argomenti per lo stesso film).

    Credo che mi sia trovato meglio a leggere il capitolo sulla nostalgia perché in esso La Polla tratta dei musical e dei film di fantascienza, argomenti sicuramente più facili e generalizzabili rispetto al film di guerra, western o dramma. Molto interessante anche il focus su Woody Allen, che è un regista (solo come regista) che apprezzo molto.

    Il nuovo cinema americano: 1967-1975 è quindi un libro assolutamente da leggere, per chi oltre alla cinefilia vuole veramente approfondire la propria conoscenza teorica del cinema.
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    Per Krabby, un piccolo granchietto bianco e arancio, il tipico Pokémon Granchio come tanti, era stata una giornata come tante. Come sempre si era alzato dal suo pagliericcio e come sempre si era sgranchito le due grandi chele con una danza al suono del proprio ticchettio, accompagnato dai ticchettii prodotti dai suoi fratelli nelle tane vicine. Come sempre finita la danza era andato alla cesta di vimini e si era scelto una Bacca da gustare, per iniziare nel verso giusto la giornata; una Baccamela, questa volta. E come sempre, dopo aver controllato che la sua Tecabrillio fosse ancora sigillata, si era recato verso l’uscita del suo cunicolo: voleva, come sempre, guardare il mare, le onde, le bolle che si levavano dalla spiaggia sotto le urla sgraziate dei Winguill.

    Ma di certo non sapeva che mai sarebbe stata quella giornata una come tante. Quella era una giornata speciale.

    Tuttavia, nulla avrebbe fatto presagire una giornata speciale, figuriamoci una giornata straordinaria. Come sempre si era issato con le sue quattro zampette lungo il lungo corridoio verticale, picconando le pareti di sabbia indurita con le chele mentre gli uncinetti al termine delle zampe lo aiutavano a scalare. Erano pochi i Pokémon capaci di scendere una tale galleria senza danneggiarsi raggiunta la fine. E le pareti erano fin troppo lisce perché un Pokémon non dotato di uncini o forti chele potesse scalarle con agilità. Ma per Krabby uscire dalla tana e guardare le onde era abituale, la normalità.

    E così fece anche quel giorno.

    La spiaggia di Borgo Tesoro era una delle ventisei meraviglie del Mondo Pokémon. Pochi avevano la possibilità di vivere in mezzo a quello splendore e Krabby, ereditando dalla sua famiglia la possibilità di scavarsi una casa proprio nelle vicinanze di quella spiaggia, non aveva mai colto il privilegio delle sue possibilità. Ma aveva sempre colto la bellezza solenne che lo permeava. Di giorno la brezza marina sollevava le splendide bolle rosee e azzurre nel cielo azzurrissimo, di notte un cielo stellato si stendeva a baciare l’infinito del mare ondoso. E i tramonti erano i più caldi di tutta Borgo Tesoro, il sole sembrava scendere oltre la volta marittima con una grazia e un rosso così acceso da sembrare quasi una propagazione della Creatura Originaria!

    A Krabby piaceva stare là, sulla spiaggia, tutto il giorno, a osservare le bolle in attesa del tramonto. Il momento magico. Non aveva mai visto l’alba, però. Gli piaceva dormire.

    Ogni giorno arrivava una piccola Piplup, con la sua borsetta al collo. Si sedeva sulle dune sabbiose poco prima della riva e guardava l’orizzonte. Chissà a cosa pensava, mentre quegli occhioni neri non si staccavano dall’infinito. Aveva forse dei sogni? Sperava di esplorare terre lontane? Voleva abbandonare forse Borgo Tesoro e la sua casa? O cercava qualcosa che lì, in una delle città più belle e ricche di speranza del Mondo Pokémon, non riusciva a trovare? Una nuova famiglia forse? O un amico con cui vivere incredibili avventure e invecchiare insieme? Krabby dall’uscita della sua tana ogni tanto osservava quella Piplup malinconica e taciturna. Osservava come le lacrime le scendevano sulle piume bianche e azzurre. E si chiedeva cosa potesse essere quella pietra che ogni tanto la Piplup tirava fuori dal borsello. Una pietra strana. Una pietra straordinaria, forse.

    Krabby non glielo aveva mai chiesto, aveva solo osservato. Da lontano.

    Anche quel giorno Piplup era arrivata. E Krabby anche quel giorno l’aveva osservata dall’uscio della tana, con una chela che fuoriusciva dal buco, assieme ai grandi occhi. Piplup non aveva notato Krabby, lei non notava mai nessun Krabby, stava solo attenta a non entrare nella Grotta Marina: era una cava scavata dalle onde nei secoli, ma si diceva che lì i Pokémon erano particolarmente territoriali, se ci entravi potevi fare pessimi incontri. Piplup si era limitata a sedersi sulla sabbia e guardare l’orizzonte. Krabby invece si era limitato a imitarla, come di consuetudine.

    Una giornata come tante.

    A Krabby piaceva osservare il mare, le onde, tutto era molto bello. Tuttavia, qualcosa quel giorno era storto. O lui era stanco. Quindi, per una volta, quell’unica volta, scelse di tornare prima del tramonto nella sua tana. Scelse di conficcare gli uncini delle sue quattro zampe nelle pareti sabbiose per scendere, e lo fece anche a gran velocità. E, arrivato alla fine del corridoio verticale e ripidissimo, scelse la Baccaprugna. Così amara, gli dava quella carica necessaria per continuare a forzare il lucchetto della sua Tecabrillio: di certo non avrebbe mai dato soldi a quel truffatore di Xatu perché la aprisse al posto suo!

    Piplup, invece, era rimasta sulle dune. E fu lì, mentre si calmava dalla delusione appena ricevuta, che scorse qualcosa.

    “Ehi – borbottò sorpresa – Ma cos’è? Cosa sta succedendo laggiù?”

    C’era un Pokémon disteso sulla spiaggia! Poteva stare male, poteva avere bisogno di aiuto! Piplup, solerte, si alzò da dov’era e corse a Ovest, verso il misterioso Pokémon. Una volta arrivata più vicino, le si accapponarono tutte le penne: qualcuno stava veramente male!

    “Aaah! – esclamò con sgomento – Qualcuno è svenuto sulla sabbia!”

    Piplup senza esitazione gli si fece incontro, cercando un modo per aiutarlo. Non stava benissimo, quel Pikachu, ma sembrava riprendersi. Piplup, con cautela, provò a fargli qualche domanda.

    “Cos’è successo? Stai bene?”

    Il Pikachu annuì e si alzò, seppur con fatica e con l’aiuto dell’aletta azzurra di Piplup. Lei, sollevata, sorrise: “Meno male! Hai ripreso i sensi! Eri così immobile… Mi stavo davvero preoccupando! Ricordi come hai fatto a finire qui in queste condizioni? Ad ogni modo io sono Teresa, piacere di conoscerti!”

    La Piplup, di nome Teresa, abbracciò il Pikachu e lo guardò intensamente negli occhi: “E tu chi sei? Non mi sembra di conoscerti.”

    Queste e tante altre cose si dissero la Piplup di nome Teresa e il Pikachu misterioso. Cose che resero quella giornata, e tutte quelle che seguirono dopo, straordinaria. Ma questo Krabby non lo seppe mai: per lui, quella era come qualsiasi altra giornata. Bella, calma e soprattutto come tante altre. Una giornata ordinaria.

    Questo racconto nasce come partecipazione al Contest di scrittura Racconti tra le onde del forum Pokémon Dark. Dovevamo produrre un racconto in meno di 15mila caratteri, spazi inclusi, sulla spiaggia e con un Pokémon acqua. Io ho deciso di narrare il prologo di Pokémon Mystery Dungeon: Esploratori del Cielo, narrato non dal POV dei protagonisti ma da quello di Krabby: un NPC che non fa parte nemmeno graficamente della scena ma che in linea teorica poteva essere presente.
    Ho scelto questo tema perché il videogioco è importante per me e quindi ho voluto farlo mio almeno un poco.
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    Infernalia (Books of Blood - Volume One) è la prima antologia di racconti di Clive Barker, pubblicata nel 1984, primo dei sei volumi della serie Books of Blood, pubblicati nel giro di soli due anni. Pubblicato in Italia nel 1988, l'ho letto con la traduzione di Tullio Dobner.

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    Contenuti:
    Infernalia, per un totale inferiore a trecento pagine, contiene 6 racconti: Il Libro di Sangue; Macelleria Mobile di Mezzanotte; Il Ciarliero e Jack; Mai dire Maiale; Sesso, morte e stelle; In collina, le città.
    Nei sei racconti il genere horror è sempre di passaggio, certe volte più preponderante come in Macelleria Mobile di Mezzanotte, certe volte di pura estetica come in Il Ciarliero e Jack. Racconti lunghi, complessi con capitoletti interni che facilitano la lettura. A volte purtroppo troppo spezzettati dai capitoletti, che sembrano quasi narrare eventi slegati alla linea principale.

    Commento:

    Un bel libro, certi racconti venuti meglio. Altri venuti peggio. Credo che il mio preferito sia Il Ciarliero e Jack (il meno horror, tra l'altro), mentre si sono elevati rispetto agli altri Macelleria Mobile di Mezzanotte e Sesso, morte e stelle.
    Il problema maggiore del libro, tradotto in italiano, è sia sulla struttura dei racconti - spesso troppo complessi per una lunghezza così breve - sia nella traduzione: ogni tanto trovavo parole alquanto desuete.

    Inoltre, mi fa riflettere il rapporto dell'omosessualità dell'autore: pur essendo gay, gli venivano meglio le descrizioni di rapporti sessuali o affettivi etero, mentre l'ultimo racconto che aveva una coppia gay come protagonisti era strano. Lui baffone e virile, l'altro esile e glabro; un pelino stereotipato? Poi soprattutto all'inizio la parola checca compariva spesso, dal POV di entrambi per descrivere l'altro, ma questo potrebbe essere un problema dell'adattamento nel nostro Paese.

    Se amate l'horror e Barker in particolare, leggetelo. Se avete letto Schiavi dell'Inferno o visto Hellraiser, non è horror come quei prodotti là. Molto più gioviale, se vogliamo. Comunque, da leggere se appassionati.^^
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    Cinema: tecnica e linguaggio è un libro di cinema scritto da Paolo Uccello e pubblicato nel 1982, con una seconda edizione a cura di Mario Calzini. E' un libro pregno di informazioni e utile sia agli appassionati sia ai tecnici.

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    Contenuti:
    In poco più di 500 pagine Cinema: tecnica e linguaggio introduce gli aspetti più svariati dell'esperienza cinematografica, soffermandosi inizialmente sull'ottica, l'illuminazione e la tecnica fotografica. In dieci parti, il materiale è introdotto al lettore per un eventuale approfondimento anche se già con questa iniziale disquisizione le informazioni vitali sono presenti.
    Le dieci parti tematiche trattate sono:
    1. Conoscenza del cinema
    2. Il fenomeno ottico
    3. Il materiale cinematografico fondamentale
    4. Il cinema come tecnica
    5. Il suono nel film
    6. Tecnologia del film a colori
    7. La cinematografia specializzata
    8. Il cinema come linguaggio
    9. Il cinema come industria
    10. Il futuro dello spettacolo

    Commento:
    O conoscevo già gli argomenti trattati, o erano fin troppo specialistici. Tenderei a consigliare questa lettura a un appassionato con una buona cultura cinematografica alle spalle, o a un aspirante direttore della fotografia o un operatore della cinepresa. Sono tante e dettagliate le parti in cui viene spiegato dell'occhio, della luce, della corretta illuminazione, di come ottenerla e di come modificarla sia in loco sia in post-produzione.
    Un libro molto interessante, una (moltissimo) dettagliata introduzione a un lettore che vuole scoprire di più. Veramente bello e dettagliato, chiaro e scorrevole. Anche se si vogliono saltare pagine, l'indice degli argomenti a fine libro permette una fruizione ottimale del libro: è facile da navigare!
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    The last vampire è un romanzo fantasy-horror scritto da Whitley Strieber e pubblicato nel 2001, sequel di The Hunger.

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    Trama:
    Miriam Blaylock knows the secrets of civilization, the misteries of life - and the agony of uundeath. For centuries she has traveled the world undetected. Until now. Interpol agent Paul Ward has cleansed continents of vampires, orchestrated the extermination of an ancient lair, and obtained their sacred Book of Names. He knows where they hide. He knows when they feast. And he knows their weaknesses. But he has a weakness of his own: Miriam. Cunning the elusive, she has escaped his complex network of hunters for years. Toxic and seductive, she has become his obsession. Now, predator is about to become prey. Killer ti become lover. Good and evil will become inexorably entwined as the endgame begins for.

    Commento:
    Non mi è piaciuto, partiamo da qui. Quanto è approfondito il worldbuilding, tanta è confusionaria la narrazione. Il narratore è onnisciente, secondo il POV del personaggio di turno; a volte per l'intero capitolo, a volte solo per il paragrafo. Verso l'ultimo atto la narrazione si arrende.
    Il personaggio migliore è Sarah, una coprotagonista; ci sono parti in cui il POV combacia con il suo, ma sono veramente rari. Chiaramente Strieber voleva che il lettore si schierasse per Miriam o per Paul. Ma l'ultimo atto li rende entrambi abbastanza vuoti e prevedibili.
    Credo che l'autore renda meglio con le grandi sequenze ricche di azione e informazioni, perché l'ultimo atto dove il climax dovrebbe essere massimo è veramente deludente. Non aiutano i pronomi, l'ho letto in inglese: entrambi rispettivamente pensano all'altra persona con IT (lei lo pensa un animale al pari di una mucca, lui la pensa un animale/mostro), ma a volte spunta un pronome personale maschile o femminile al posto di quello neutro. Ecco, questi cambi di pronome di certo non hanno aiutato la narrazione.

    Direi che il libro per la filosofia che c'è dietro e la costruzione del mondo dei vampiri e di come hanno gestito la razza umana è interessante. La storia in sé no, finisce proprio male; e non perché la storia d'amore finisce male ma perché l'ultimo capitolo è l'apice di un atto noioso e forzato.
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    Movie Posters: La storia del cinema attraverso le locandine dei film è un libro pubblicato nel 2020 da Richard Dacre e adatto in italiano dallo Studio Editoriale Brillante SRL.

    Movie Posters libro



    Contenuti:
    In circa 250 pagine Movie Posters: La storia del cinema attraverso le locandine dei film racconta la storia del cinema attraverso le locandine dei film più famosi e importanti, con un breve testo a fianco che li contestualizza.
    Il libro è suddiviso in 11 sezioni:
    - Il cinema muto e lo sviluppo dell'arte narrativa
    - L'età dell'oro di Hollywood
    - Gli Ealing Studios e la rinascita del cinema britannico degli anni '40
    - Il declino dello 'Studio System' americano e la concorrenza della televisione
    - La Nouvelle Vague
    - Nuove ondate nel resto d'Europa
    - America Latina, Asia, Australia e Africa
    - Gli Swinging Sixties: il Regno Unito come Hollywood
    - Hollywood riprende in mano le redini
    - Cinema nel mondo: tendenze recenti
    - Animazione: una panoramica

    Commento:
    E' una lettura veramente interessante: le contestualizzazioni storiche dei singoli film sono mirate e narrano molto del periodo storico
    di cui il film fa parte; credo che il cinema espressionista e i film del periodo della caccia americana contro i filocomunisti siano i periodi meglio trattati.
    Il libro è molto interessante anche perché è il lavoro di un collezionista di locandine, per cui spesso è presente il poster originale e poi la versione disegnata per la distribuzione dello stesso film in un altro Stato. Ho visto anche alcuni locandine nella versione italiana (tipo Quarto Potere) e di film italiani (come Roma città aperta).

    Io consiglio vivamente l'acquisto del libro. Anche solo sfogliandolo vengono fuori intuizioni e riflessioni molto interessanti. Da qui per esempio si possono studiare le tendenze sociologiche in base alla resa della singola locandina nel tempo e per Stato.
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    Dune, pubblicato nel 1965 e letto con la traduzione di Giampaolo Cossato, è un libro di fantascienza e il capostipite di una saga di culto nel panorama fantasy-scifi. Avevo comprato il libro all'uscita della trasposizione di Villeneuve, e devo dire che nonostante le dimensioni è una lettura che scorre veramente bene.

    dune frank herbert



    Trama:
    Arrakis è il pianeta più inospitale della galassia. Una landa di sabbia e rocce popolata da mostri striscianti e sferzata da tempeste devastanti. Ma sulla sua superficie cresce il melange, la sostanza che dà agli uomini la facoltà di aprire i propri orizzonti mentali, conoscere il futuro, acquisire le capacità per manovrare le immense astronavi che garantiscono gli scambi tra i mondi e la sopravvivenza stessa dell'Impero. Sul saggio Duca Leto, della famiglia Atreides, ricade la scelta dell'Imperatore per la successione ai crudeli Harkonnen al governo dell'ambìto pianeta. È la fine dei fragili equilibri di potere su cui si reggeva l'ordine dell'Impero, l'inizio di uno scontro cosmico tra forze straordinarie, popoli magici e misteriosi, intelligenze sconosciute e insondabili.

    Commento:
    Dune è un'opera complessa e finemente costruita, con una cura particolare nei dettagli delle culture e delle ecologie dei mondi straordinari che descrive. Ogni capitolo si apre con una citazione da un'opera fittizia scritta da una storica del tempo, e ciò dà al tutto quasi un aspetto sacrale. Suddiviso in tre parti, il libro narra la vendetta e la rivincita degli Atreides sull'Imperatore e sugli Harkonnen.
    Il ritmo è ottimo, l'autore ha una capacità di sintesi capace di descrivere grandi avvenimenti anche in fuoricampo senza che ciò comprometta l'importanza di essi. Herbert utilizza spesso il cambio di POV per narrare al meglio le varie scene, che sono sempre e comunque narrate con un narratore esterno onnisciente.

    Non ho intenzione di leggere i seguiti, ma Dune è un'opera mastodontica capace di proiettare un immaginario preciso, grazie anche ai vermi delle sabbie e al mistero attorno a essi. Veramente un bel libro, e astuta la scelta di rendere il protagonista uno straniero in Arrrakis: così pur non conoscendo niente dell'universo in cui il lettore viene introdotto, almeno le caratteristiche di Arrakis vengono spiegate (in modo diegetico) nel modo più semplice e chiaro possibile .
1023 replies since 16/5/2016
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