Il blog di Tony

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    Gli uomini preferiscono le bionde, Gentlemen prefer blondes in originale, è una pellicola del 1953, diretta da Howard Hawks e con Marilyn Monroe e Jane Russell come protagoniste. Adoro questo film, per me è sinonimo di eleganza e le due dive sfoggiano costumi che le valorizzano e urlano LUSSO da ogni singolo dettaglio. Stupendo.

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    Trama:
    Guess Esmond, figlio di un milionario americano, si innamora di una ballerina, Lorelei. Ma il genitore del giovane e allampanato ereditiere non vede di buon occhio la relazione, e proibisce al figlio di recarsi in Europa per sposare la donna amata. La ragazza comunque non rinuncia al viaggio e decide di recarsi a Parigi con la collega e amica Dorothy.

    Cast principale:
    Marilyn Monroe: Lorelei Lee
    Jane Russell: Dorothy Shaw
    Charles Coburn: Sir Francis "Piggy" Beekman
    Elliott Reid: Ernie Malone
    Tommy Noonan: Guess Esmond
    George Winslow: Henry Spofford III

    Informazioni tecniche:
    Durata: 91 min
    Regia: Howard Hawks
    Sceneggiatura: Charles Lederer
    Produttore: Sol C. Siegel
    Fotografia: Harry J. Wild
    Montaggio: Hugh S. Fowler
    Effetti speciali: Ray Kellogg
    Musiche: Lionel Newman, Jule Styne, Leo Robin, Hoagy Carmichael, Harold Adamson
    Scenografia: Lyle Wheeler, Joseph C. Wright, Claude E. Carpenter (decoratore)
    Costumi: Travilla, Charles Le Maire (direttore guardaroba), Sam Benson (guardaroba) Joan Joseff (gioielli)
    Trucco: Ben Nye, Allan Snyder

    Commento:
    Gli uomini preferiscono le bionde è una commedia deliziosa, basata sul romanzo di Anita Loos. Parla di due performers, la bionda Lorelei e la mora Dorothy, che sono in viaggio per lavoro verso la Francia, in crociera; se Dorothy è alla ricerca di divertimento e dell’amore, Lorelei invece è fidanzata con uno sciocco ereditiere e sta cercando di convincere il futuro suocero a concederle il benestare. Già dalle prime scene capiamo quanto le due siano antitetiche e complementari: se una sembra svampita e alla ricerca di una vita ben agiata, l’altra è più realista e alla ricerca di un amore che le faccia battere il cuore e non solo.
    Inutile dire che con questo dinamico duo e gli uomini che le ronzano attorno le situazioni equivoche e divertenti siano abbondanti.

    Come appena accennato, le due donne sono caratterizzate in maniera accurata e rispecchiano ciascuna una visione dell’amore diversa. Ognuna inoltre ha una canzone propria in cui espone i suoi interessi: Ain’t there anyone here for love? per la Russell e Diamonds Are a Girl’s Best Friend per la Monroe.
    Nella scena di Ain’t there anyone here for love? capiamo come la Russell perda la testa per un bell’uomo muscoloso, con lei che fa uno spettacolo di cabaret utilizzando come assistenti la squadra di nuoto che si stava allenando. Interessante il fatto che siano loro a subire il famoso gaze e che siano loro a indossare solo dei microscopici pantaloncini color carne, sembrando nudi a un primo colpo d’occhio (mentre lei è bardata in un abito scuro).
    La performance della Monroe, invece, si fa attendere fino alla fine del film. Già per tutta la durata della narrazione l’abbiamo vista rifiutare freddamente le avances di uomini prestanti, preferendo concentrarsi sull’anello del suo ricco fidanzato. O sulla tiara del suo ammiratore. Nella performance ribadisce come i diamanti siano i migliori amici delle donne e di come alla fine lei preferisca vivere nella ricchezza con regali costosi: preoccupandosi di come sopravvivere, come potrebbe una persona dedicarsi all’amore?

    Poi, vabbeh, Diamonds Are a Girl’s Best Friend è una delle scene e delle canzoni più omaggiate nella cultura popolare. Credo sia quasi un record, tra film, video musicali e perfino canzoni.

    Un’altra nota positiva, oltre alle perfette interpretazioni delle due dive, è ovviamente la regia. Sequenze molto lunghe in cui la cinepresa si muove sono alternate ad altre dove campi e controcampi si alternano veloci, anche i primi piani che interrompono i campi medi e lunghi a evidenziare le espressioni durante le esibizioni sono frequenti. In questo senso mi è piaciuta moltissimo la scena durante la quale Lorelei rimane incastrata nell’oblò! Ma dopotutto stiamo parlando di Hawks, no?

    Altra perla del film è la scena interpretata dalla Russell in tribunale. Grazie a quella sequenza molto ironica capiamo che Lorelei non ha fatto altro che recitare tutto il tempo, atteggiandosi a scema e modulando la voce, per averla più soffice. Inoltre, in quella scena vengono al pettine tutte le sottotrame: la storia d’amore di Dorothy, la sparizione della tiara, viene presentato al pubblico il temuto suocero di Lorelei.

    Gli uomini preferiscono le bionde è un gioiellino, adorato il lavoro di William Travilla, la Monroe è un’icona intramontabile e deve essere stato eccezionale essere uno dei suoi stilisti principali! Un vero capolavoro!
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    Bloody Bones è il quinto libro della serie di Anita Blake: Vampire Hunter scritto da Laurell K. Hamilton e pubblicato nel 1996. Ho letto il romanzo in madrelingua, è un fantasy a tinte horror per un pubblico young adult.

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    Trama:
    Quando tre giovani ragazzi vengono trovati squartati in modi mai visti prima, e allo stesso una ragazza viene ritrovata dissanguata nel proprio letto, è ovvio che sta accadendo qualcosa di diabolico nei dintorni di Branson, Missouri. E Anita Blake è la soluzione a entrambi i casi, andando a investigare dove non avrebbe dovuto nemmeno avvicinarsi!

    Commento:

    Leggere Bloody Bones in madrelingua è stata una bella esperienza, si legge facilmente e l'autrice possiede uno stile molto scorrevole. La narrazione procede spedita, la voce narrante è simpatica e molto pragmatica, utilizza spesso dei modi di dire e proverbi molto simpatici, che descrivono una donna determinata e secondo me simpatica. Se dovessi trovare un punto negativo, c'è un punto in cui ho saltato qualche pagina perché la scena in sé non la trovavo interessantissima, forse era pure troppo descrittiva per i miei gusti, ma il romanzo in sé è accattivante e i dialoghi sono scritti bene.
    La mitologia gotica dietro al romanzo è ben costruita, in un solo libro senza mille spiegazione ma invece con dettagli enunciati dalle azioni dei personaggi e dai dialoghi si capisce bene tutto il mondo e i suoi mostri. Veramente affascinante!
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    Il Serpente Frustino dal Naso Lungo è un serpente che vive nell'Asia meridionale e sud-orientale, in foreste pluviali o nelle zone coltivate. Lungo all'incirca un metro, di colore generalmente grigio o verde, si nutre di animali di piccole dimensioni.
    Si tratta di una specie dal corpo estremamente sottile, con una coda molto lunga e una testa slanciata e appuntita, con una piccola escrescenza sulla punta del naso. Il Serpente Frusta si avvicina furtivamente alla preda con spostamenti a scatti che ricordano il movimento della vegetazione circostante.

    La loro caratteristica è la vista molto buona: i loro occhi hanno pupille orizzontali che guardano attraverso le scanalature che corrono attraverso il muso, rendendoli in grado di localizzare e catturare rapidamente e facilmente sauri vigili e mimetici.

    Lo sapevi?^^



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    up
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    Il Necronomicon è uno pseudobiblion, cioè un libro mai scritto ma citato come se fosse vero in libri realmente esistenti. Il Necronomicon, infatti, è un espediente letterario creato dallo scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft per dare verosimiglianza ai propri racconti, che diventò gradualmente un gioco intellettuale quando anche altri scrittori cominciarono a citarlo nei loro racconti di genere horror o fantascientifico. Lo stesso Lovecraft fu quasi costretto, a un certo punto, a confessare che il Necronomicon era una sua invenzione quando si accorse che troppi suoi lettori lo avevano preso sul serio; ed anche oggi non mancano persone che credono alla reale esistenza del Necronomicon. [Wikipedia].

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    Contenuti:
    I racconti si sviluppano su più di 500 pagine, in 5 macrocontenitori:
    - Parte prima: Loro dimora è la vostra soglia
    - Parte seconda: Fa riecheggiare il nome di Azathoth
    - Parte terza: La loro mano è sulla vostra gola
    - Parte quarta: Alcuni anni nell'Altrove assoluto
    - Parte quinta: Gli spazi attigui del reale
    I racconti sono stati tradotti da Giuseppe Lippi e Claudio De Nardi

    Oltre ai racconti, a iniziare il libro si trova una piccola introduzione a cura di Giuseppe Lippi mentre l'appendice conclude il tutto con i seguenti capitoli:
    - Storia e antologia del Necronomicon
    - La traduzione perduta del Necronomicon, di Kenneth Faig
    - Bibliografia

    Commento:

    Sulle decine di racconti proposti dalla raccolta lovecraftiana, solo 5 mi hanno colpito particolarmente:
    - The lurking fear
    - The quest of Iranon
    - The curse of Yig
    - The mound
    - The horror in the Museum

    Leggere Il Necronomicon quindi non è stata un'esperienza particolarmente significativa, questa raccolta che lessi tempo è nettamente più densa e con racconti migliori. Alcuni racconti poi erano lentissimi, il ciclo di Randolph Carter a me non ha mai fatto nessuna presa e, dulcis in fundo, ho notato alcuni momenti imbarazzanti di razzismo e ripetitività dei temi.

    Lovecraft ha la pessima abitudine di narrare in prima persona, un po' come Poe; ciò predispone il lettore a un finale certo, in cui il personaggio sopravvive. Inoltre l'autore tende ad usare spesso lo svenimento alla Dante, per collegare una scena alla successiva. I grandi monumenti marmorei e gli strumenti a fiato e a corde abbondano, fino a diventare ridondanti. Anche nei racconti scritti con più persone la ripetitività si sente.

    Sì, Lovecraft è da leggere assolutamente ma questa raccolta secondo me non gli fa particolare giustizia. I racconti migliori sono messi in modo da essere sommersi da quelli mediocri e pure le descrizioni e i mostri seguono filoni immaginativi quasi da diventare noiosi e già letti.
    Tuttavia, bella la copertina e l'impaginazione. Innegabile la creatività immaginifica dell'artista letterario nel creare i propri titani ancestrali!
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    Un cavallo per la strega (The pale horse) è uno dei romanzi gialli di Agatha Christie con protagonista uno scrittore di nome Mark Easterbrook, che inizia ad investigare dopo la morte di un prete ucciso forse a causa di una misteriosa lista di nomi.

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    Trama:
    In una sera nebbiosa, qualcuno ha seguito e assassinato il povero reverendo Gorman, recatosi a portare gli ultimi conforti a una moribonda. Chi può essersi macchiato dell'omicidio di un generoso sacerdote apparentemente amato e stimato da tutti? La polizia avanza l'ipotesi che l'omicidio sia legato a una strana lista ritrovata in una scarpa del cadavere, un elenco di persone che però non sembrano avere alcun elemento in comune fra loro. Venuto a conoscenza della cosa, lo scrittore Mark Easterbrook, ricordandosi di una strana lite di cui era stato testimone, collega i fatti e comincia a indagare.

    Commento:

    Un cavallo per la strega di certo non è la lettura adatta per chi vuole approcciarsi ai libri di Agatha Christie: più che un giallo su un assassino da identificare, il libro si basa sulla risoluzione di un mistero: morti naturali ma sospette, esoterismo, scommesse e personaggi ambigui accompagnano le indagini dello scrittore scopertosi investigatore.

    Si fa leggere con facilità, grazie alla scrittura semplice (e all'ottima traduzione) ed è narrato in prima persona dallo scrittore; tuttavia, ogni tanto la Christie fa qualche scivolone di stile: sono presenti infatti alcuni capitoli narrati in terza persona su un investigatore della polizia, capitoli dal puro scopo narrativo che spezzano completamente la narrazione e i toni più calmi e meno tecnici.

    Inoltre, è chiaro che Agatha Christie qui abbia voluto giocare con il lettore, introducendo 2 personaggi che vivono di scrittura narrativa e scegliendo di basare la storia non su di un omicidio ma su un mistero legato all'esoterismo. Come chicca finale, a introdurre il romanzo c'è un ritratto stilato da Julian Symons (e tradotto da M. T. Marenco) ricavato da una sua intervista all'autrice.

    Un cavallo per la strega è da leggere sicuramente, ma non come prima opera!
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    Il mastino dei Baskerville è un giallo con protagonista la celebre coppia Holmes-Watson, pubblicato nel 1902 a puntate in un giornale. La narrazione è narrata in prima persona dal Dottor Watson e si dirama in 15 capitoli.

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    Trama:
    La storia, ambientata nella landa desolata di Dartmoor, nel Devon, tra nebbie e paludi, è quanto mai suggestiva e carica di suspence. Un'oscura maledizione aleggia sulla casata dei Baskerville. Alla sua origine, un efferato crimine commesso da sir Hugo Baskerville due secoli prima. Da allora un mostro sanguinario, un enorme cane nero dagli occhi infernali, sembra perseguitare gli eredi maschi di Baskerville Hall, tutti morti in modo violento. Aiutato dal fedele Watson, Holmes tenterà con la sua impareggiabile logica e il suo formidabile dinamismo di districare la matassa che avvolge il caso più difficile e pericoloso che abbia mai dovuto affrontare.

    Commento:
    Leggere Il mastino dei Baskerville è stata un'esperienza piuttosto interessante. Essendo narrato in prima persona dal Dottor Watson, gli eventi sono narrati come ricordi, relazioni o trascrizioni delle lettere che mandava a Holmes con i dettagli del caso. La forma epistolare è presente, anche se la prima persona come flusso di ricordi è prevaricante.
    La narrazione procede speditamente, certo, non mi aspettavo né che a raccontare i fatti fosse Watson né che Holmes per metà vicenda si sia volatilizzato!
    Il giallo qui si tinge di gotico, con le sensazioni del protagonista riguardo alla brughiera e alle apparizioni agghiaccianti, anche se i costumi dell'epoca sono sempre molto interessanti da leggere.

    Una lettura interessante, con il colpevole forse leggermente ovvio (ma per la nostra epoca) e lo spiegone nel capitolo finale del tutto evitabile. Ma il mastino fa la sua porca figura, con la mia edizione raffigurata! Lettura ovviamente consigliata.
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    These violent delights è un romanzo scritto da Chloe Gong e pubblicato nel 2020; io l'ho letto in madrelingua inglese. Riprende la tragedia di Romeo e Giulietta, ambientandola a Shangai nel 1926, lei cinese e lui russo; per la maggior parte della narrazione è un dramma investigativo pur contenendo note di horror fantascientifico.

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    Trama:
    Corre l'anno 1926 e a Shanghai, scintillante come non mai, si respira un'aria di dissolutezza. Una faida sanguinosa tra due gang nemiche tinge di rosso le strade, lasciando la città inerme nella morsa del caos. Al centro di tutto c'è la diciottenne Juliette Cai che, dopo un passato lontano dagli affari di famiglia, ha deciso ora di prenderne in mano le redini e assumere il ruolo che le spetta di diritto nella Gang Scarlatta, un'organizzazione di criminali completamente al di sopra della legge. Ma non sono gli unici a voler imporre il proprio controllo sulla città. A contendere il loro potere, infatti, ci sono i Fiori Bianchi, nemici da generazioni. E dietro ogni loro mossa, c'è il loro rampollo, Roma Montagov, il primo amore di Juliette… ma anche il primo ad averla tradita. Quando gli affiliati di entrambe le gang iniziano a mostrare segni di instabilità, che culminano in suicidi cruenti, si diffondono strane voci. Si parla di contagio, di follia, di mostri nascosti nell'ombra. A mano a mano che le morti si accumulano, Juliette e Roma sono costretti a mettere da parte le armi – e il rancore che provano l'una per l'altro – e a iniziare a collaborare. Se non riusciranno a fermare il caos che sta sconvolgendo la loro gente e Shanghai, non resterà più nulla su cui esercitare il loro dominio.
    In questa originalissima rivisitazione del classico di Shakespeare, Chloe Gong conduce i lettori in un viaggio avventuroso e commovente durante il quale violenza e passione si mescolano nei destini dei giovani protagonisti.

    Commento:
    Leggere These violent delights è stata una bella esperienza, interessante ed immersiva. Gong è in grado di descrivere con immagini vivide le strade della città e gli orrori della pandemia, creando un ritmo narrativo incalzante e in climax continuo.

    I due protagonisti sono sfaccettati, lontani dagli stereotipi shakespeariani, due eredi delle rispettive casate criminali che si ritrovano a collaborare per la salvezza delle proprie genti quando un mostro minaccia una strage ogni giorno; e collaborano nonostante la loro passata storia d'amore troncata in tragedia.
    Juliette tra i due è la più profonda, la meglio descritta, ma entrambi sono personaggi complessi. E non sono gli unici: Gong utilizza un narratore onnisciente che a volte cambia personaggio di cui raccontare le azioni, e tutti si stagliano chiaramente nella mente del lettore.

    Se dovessi muovere una critica direi che ci mette molto a ingranare, ma poi These violent delights ingrana e parte per la tangente!
    Io lo consiglio, veramente una bella lettura con un inglese semplice e scorrevole. Proprio bellino.
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    Marilyn Monroe - Icone è una monografia sulla celebre star venduta in edicola in coppia con il Corriere della Sera, parte della collana di Icone della cultura pop.

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    Capitoli:
    - Nasce una star
    - Primi passi verso la fama
    - Dalla celebrità all'icona
    - Una donna uno stile
    - Il peso della gloria
    - Dicono di lei

    Commento:
    In poco più di 150 pagine, questa monografia racconta e spiega la figura e la carriera di Marilyn Monroe, soffermandosi sulle peculiarità che l'hanno resa celebre e il dolore e le insicurezze che l'hanno segnata.
    Con un linguaggio semplice ma una spiegazione ricca di dettagli tra date, colleghi e titoli di film, la narratrice prima parla della vita alternando vita privata e lavorativa della star, per soffermarsi poi sullo stile e il fisico per concludere con un piccolo focus psicologico.
    Un piccolo approfondimento per chi vuole approcciarsi alla figura di Marilyn Monroe, un libro che con facilità fa accedere il lettore a molte informazioni importanti per comprendere una vita che ancora oggi sembra un film.

    Consigliato.
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    Peter e Wendy o Peter Pan, il bambino che non voleva crescere è l'opera più celebre di J. M. Barrie, uscita in forma di pièce teatrale nel 1904 e poi di romanzo nel 1911. Ho letto la traduzione a cura di Pina Ballario, per la collana dei classici per ragazzi della Mondadori.

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    Sinossi:
    A Londra è notte. I signori Darling sono a una festa e i tre figli, Wendy, Gianni e il piccolo Michele, dormono nella loro stanza, quando nel buio si sente un rumore: è Peter Pan. Quale migliore occasione per volare insieme a lui verso L'Isolachenoncè? Bastano un pizzico di polvere di fata e un pensiero felice da tenersi stretto in volo per solcare i cieli e arrivare in un luogo abitato da pellerossa, sirene, pirati dalla mano uncinata e fate gelose, nel quale incanti e pericoli sono grandi, meravigliosi e veri come solo nelle avventure dei bambini possono essere.

    Commento:
    Leggere questo libro è stato molto interessante, anche se dai temi trattati mi sarei aspettato fosse stato scritto qualche decennio prima: il razzismo verso i pellerossa è importante, quasi come se fosse letteratura coloniale. Comunque, si tratta di un bel racconto di formazione, dove i bambini leggendolo imparano cosa fare e come comportarsi.
    In certi punti è stato parecchio inquietante per il comportamento di Peter. Essendo egli un piccolo bambino non ha la capacità di giudizio adatta a scindere sempre il bene dal male, da capire che certe azioni non vanno bene; e ciò si vede spesso nei giochi che fanno e nei comportamenti che adotta, sembrando quasi uno psicopatico. Inoltre, forza Wendy a diventare la madre dei Bimbi Smarriti, privandola così della sua ultima parte d'infanzia.

    Un romanzo fantasioso narrato come una piece teatrale, da cui è tratto. Una bella lettura per riflettere su una narrazione leggera e accattivante.
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    La fabbrica dei corpi (The Body Farm) è un romanzo della scrittrice Patricia Cornwell pubblicato nel 1994 di genere poliziesco e narrato in prima persona da una dottoressa forense. Il titolo si rifà a una località scientifica in cui vengono effettuati studi sui cadaveri per provare le teorie.

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    Sinossi:
    Una bambina di 11 anni è stata rapita, mutilata e uccisa e il suo corpo è stato abbandonato in riva ad un lago del North Carolina. La polizia locale brancola nel buio, l'agente assegnato al caso si è suicidato mentre il referto legale mostra che sono stati trascurati alcuni indizi.

    Commento:


    Leggere La fabbrica dei corpi è stata una bella esperienza ma stancante: l'autrice ha un modo di scrivere saturo di eventi e tecnicismi, il libro poi ha un'infinità di personaggi tra i colleghi e gli amici della protagonista e narratrice; e il tutto può essere all'inizio un muro bello grosso da superare per le prime pagine.
    La vicenda si svolge con buoni svolti narrativi, il lettore ha in mano tutti i ragionamenti tecnici di cui la protagonista dispone e quindi può benissimo trarre le sue conclusioni da solo.
    Secondo me il problema però risiede nel fatto che è palese il libro faccia parte di una collana: troppi personaggi già conosciuti, dinamiche già in atto, una protagonista che cita eventi e persone mai incontrate nel libro senza alcuna contestualizzazione.

    Interessante però il contesto queer, che dimostra una profonda conoscenza dell'autrice delle fobie e della discriminazione della gente; e se il personaggio della nipote è quasi normalizzato, l'uomo trovato morto mentre si trastullava vestito da donna viene profondamente stigmatizzato dal resto dei personaggi.
    E dimostra che l'autrice, lesbica dichiarata, conosce benissimo lo stigma sociale di chi non comprende.

    Una bella lettura ma se non si conosce la saga dall'inizio non si capisce nulla, e dalla sinossi non avrei mai potuto immaginare fosse così legato al resto della produzione della Cornwell.
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    Kill Creek è un romanzo in cinque atti pubblicato da Scott Thomas nel 2019 di genere horror/thriller e narra delle vicende di un gruppo di scrittori horror legate a una casa maledetta, dopo che ci ebbero soggiornato una notte per un reality TV.

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    Trama:
    In fondo a una strada sterrata, mezzo dimenticata nel cuore del Kansas, sorge la casa delle sorelle Finch. Per molti anni è rimasta vuota, abbandonata, soffocata dalle erbacce. Adesso la porta sta per essere riaperta. Ma qualcosa, o qualcuno, aspetta nel profondo delle sue ombre, e non vede l'ora di incontrare i suoi nuovi ospiti... Quando Sam McGarver, autore di best seller horror, viene invitato a trascorrere la notte di Halloween in una delle case infestate dai fantasmi più famosa del mondo, accetta con riluttanza. Se non altro, non sarà solo: con lui ci saranno altri tre acclamati maestri del macabro, scrittori che come lui hanno contribuito a tracciare la mappa moderna di quel genere letterario. Ma quella che inizia come una trovata pubblicitaria si trasformerà in una vera e propria lotta per la sopravvivenza. L'entità che hanno risvegliato li segue, li tormenta, li minaccia, fino a farli diventare parte della sanguinosa eredità di Kill Creek.

    Commento:

    Partiamo da una premessa: l'autore è uno sceneggiatore e produttore televisivo; ciò spiega la sua tendenza a sovradescrivere tutto. Inoltre, per la maggior parte della sua carriera ha scritto per canali indirizzati a un pubblico giovanissimo, per cui avrà pensato di adattare il suo lavoro a un pubblico più adulto mediante un linguaggio spesso duro e volgare. Le premesse non sono ottime.

    Leggere Kill Creek è stata un'impresa non perché sia difficile da leggere, anzi, io ho letto la traduzione di Roberto Serrai e lo stile e il ritmo perlopiù sono semplici e fruibili; il problema arriva quando i diversi atti sono caratterizzati da ritmi molto diversi tra loro: se i primi sono lenti e calmi, ricchi di descrizioni, gli ultimi sono frenetici e cercano di imprimere nelle lettere suoni filmici, fallendo miseramente. E poi è uno stile frammentario, mi è sembrato di leggere episodi legati da una cornice piuttosto che un vero romanzo, forse anche questo legato alla carriera di sceneggiatore dello scrittore.
    Inoltre, il linguaggio dei singoli personaggi in italiano è troppo simile e non caratterizza nessuno rispetto agli altri. Non so se sia un errore di traduzione o una leggerezza dell'autore ma secondo me è grave: volutamente Thomas sceglie personaggi provenienti da diversi stati dell'America, da differenti storie personali e bias culturali e li fa parlare tutti allo stesso modo? Spero che in inglese ci sia una maggiore diversificazione.

    La storia è carina, non fa paura a chi legge horror, ma è ricca di riferimenti pop; e non solo legati all'horror, c'è anche la mia Katy Perry!!
    La tematica della casa infestata è meh, l'ultimo atto da dimenticare.
    Belli i primi due atti dove si parla di scrittura a livello professionale, con una grande intervista.

    Ma non mi sento di consigliare Kill Creek. Troppe pagine riempite con inutili ricordi, allungamenti di brodo e un intero atto evitabile.
1025 replies since 16/5/2016
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