Il blog di Tony

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    Movie Posters: La storia del cinema attraverso le locandine dei film è un libro pubblicato nel 2020 da Richard Dacre e adatto in italiano dallo Studio Editoriale Brillante SRL.

    Movie Posters libro



    Contenuti:
    In circa 250 pagine Movie Posters: La storia del cinema attraverso le locandine dei film racconta la storia del cinema attraverso le locandine dei film più famosi e importanti, con un breve testo a fianco che li contestualizza.
    Il libro è suddiviso in 11 sezioni:
    - Il cinema muto e lo sviluppo dell'arte narrativa
    - L'età dell'oro di Hollywood
    - Gli Ealing Studios e la rinascita del cinema britannico degli anni '40
    - Il declino dello 'Studio System' americano e la concorrenza della televisione
    - La Nouvelle Vague
    - Nuove ondate nel resto d'Europa
    - America Latina, Asia, Australia e Africa
    - Gli Swinging Sixties: il Regno Unito come Hollywood
    - Hollywood riprende in mano le redini
    - Cinema nel mondo: tendenze recenti
    - Animazione: una panoramica

    Commento:
    E' una lettura veramente interessante: le contestualizzazioni storiche dei singoli film sono mirate e narrano molto del periodo storico
    di cui il film fa parte; credo che il cinema espressionista e i film del periodo della caccia americana contro i filocomunisti siano i periodi meglio trattati.
    Il libro è molto interessante anche perché è il lavoro di un collezionista di locandine, per cui spesso è presente il poster originale e poi la versione disegnata per la distribuzione dello stesso film in un altro Stato. Ho visto anche alcuni locandine nella versione italiana (tipo Quarto Potere) e di film italiani (come Roma città aperta).

    Io consiglio vivamente l'acquisto del libro. Anche solo sfogliandolo vengono fuori intuizioni e riflessioni molto interessanti. Da qui per esempio si possono studiare le tendenze sociologiche in base alla resa della singola locandina nel tempo e per Stato.
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    Dune, pubblicato nel 1965 e letto con la traduzione di Giampaolo Cossato, è un libro di fantascienza e il capostipite di una saga di culto nel panorama fantasy-scifi. Avevo comprato il libro all'uscita della trasposizione di Villeneuve, e devo dire che nonostante le dimensioni è una lettura che scorre veramente bene.

    dune frank herbert



    Trama:
    Arrakis è il pianeta più inospitale della galassia. Una landa di sabbia e rocce popolata da mostri striscianti e sferzata da tempeste devastanti. Ma sulla sua superficie cresce il melange, la sostanza che dà agli uomini la facoltà di aprire i propri orizzonti mentali, conoscere il futuro, acquisire le capacità per manovrare le immense astronavi che garantiscono gli scambi tra i mondi e la sopravvivenza stessa dell'Impero. Sul saggio Duca Leto, della famiglia Atreides, ricade la scelta dell'Imperatore per la successione ai crudeli Harkonnen al governo dell'ambìto pianeta. È la fine dei fragili equilibri di potere su cui si reggeva l'ordine dell'Impero, l'inizio di uno scontro cosmico tra forze straordinarie, popoli magici e misteriosi, intelligenze sconosciute e insondabili.

    Commento:
    Dune è un'opera complessa e finemente costruita, con una cura particolare nei dettagli delle culture e delle ecologie dei mondi straordinari che descrive. Ogni capitolo si apre con una citazione da un'opera fittizia scritta da una storica del tempo, e ciò dà al tutto quasi un aspetto sacrale. Suddiviso in tre parti, il libro narra la vendetta e la rivincita degli Atreides sull'Imperatore e sugli Harkonnen.
    Il ritmo è ottimo, l'autore ha una capacità di sintesi capace di descrivere grandi avvenimenti anche in fuoricampo senza che ciò comprometta l'importanza di essi. Herbert utilizza spesso il cambio di POV per narrare al meglio le varie scene, che sono sempre e comunque narrate con un narratore esterno onnisciente.

    Non ho intenzione di leggere i seguiti, ma Dune è un'opera mastodontica capace di proiettare un immaginario preciso, grazie anche ai vermi delle sabbie e al mistero attorno a essi. Veramente un bel libro, e astuta la scelta di rendere il protagonista uno straniero in Arrrakis: così pur non conoscendo niente dell'universo in cui il lettore viene introdotto, almeno le caratteristiche di Arrakis vengono spiegate (in modo diegetico) nel modo più semplice e chiaro possibile .
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    Il mago Merlino e il potere del drago è una pubblicazione del 2021, primo volume di una collana a tema arturiano edita da RBA Italia, acquistabile in edicola.

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    Contenuti:
    In meno di 150 pagine sono presenti cinque racconti che raccontano le origini di Merlino e la sua importanza nel ciclo arturiano:
    - Il figlio del bosco
    - Acque torbide
    - Il figlio del diavolo
    - Dinas Emrys
    - Rivelazioni
    A concludere il volume c'è la raffigurazione della Britannia narrata nei cinque racconti, il codex e il compendium (che spiega solo alcuni concetti e personaggi).

    Commento:
    Sarò sincero. Se non si leggono i fascicoli allegati al primo volume non si capisce la direzione editoriale della collana: cosa sono questi racconti? Non possono essere miti vecchi perché la scrittura è moderna, ma non sembrano cose totalmente originali e certe volte lo stile vuole apparire antico; una prefazione all'interno del libro avrebbe giovato alla lettura.
    Invece, lo stile è veloce e facile da leggere, i racconti narrano su più snodi narrativi le vicende di Merlino e Vortigern - personaggi che sono stati rielaborati perché non combaciano con le informazioni raccolte su Wikipedia.

    E' un acquisto indispensabile? No. Ma è una lettura veloce e leggera, per gli appassionati o per chi vuole approcciarsi ai cicli senza soccombere a stili troppo altisonanti o elaborati.
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    Gli artigiani dell'orrore: mezzo secolo di brivido dagli anni '50 ad oggi è un saggio curato da Paolo Fazzini con la prefazione di Claudio Carabba pubblicato nel 2004. Questo libro entra a diritto nella mia personale biblioteca cinematografico perché è stata una lettura a dir poco preziosa!

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    Contenuti:
    Il saggio ha meno di 300 pagine, ma è pregno di contenuti.
    Fazzini tratta un ampio intervallo di tempo, suddividendolo in tre grandi periodi: gli anni 50/60, gli anni 70 e dagli anni 80 in poi; ogni grande periodo si apre con una profonda disamina del panorama cinematografico italiano e mondiale e dei cambiamenti sociali che hanno influenzato il cinema e i suoi autori.
    Inoltre, nel saggio sono presenti interviste a vari volti dello spettacolo di genere horror, tra i quali ci sono Dario Argento, Pupi Avati e Lamberto Bava, solo per citarne alcuni.
    Mario Bava, Riccardo Freda e Lucio Fulci non sono stati intervistati direttamente da Fazzini, ma i loro nomi sono spesso citati dagli altri artisti e nelle disamine temporali che aprono la decade di cinema trattata.

    Commento:
    Pulito, preciso, ricco di informazioni. Un libro da recuperare assolutamente e da studiare con attenzione, veramente una lettura importante.
    Ogni autore è introdotto con una breve biografia e la filmografia essenziale, mentre a fine libro sono presenti le filmografie complete, una lista cronologica con i film più importanti del genere e ovviamente la bibliografia.

    Gli artigiani dell'orrore: mezzo secolo di brivido dagli anni '50 ad oggi è un must, le interviste sono belle e forniscono diversi punti di vista, sia sul fare film e il clima delle varie epoche sia dal punto di vista umano.
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    Metamorfosi è una raccolta di numeri della DC Collection, scritti da Ram V e disegnati da Mike Perkins, edita nel 2021. Ha come protagonista Swamp Thing in due diverse incarnazioni, raccontando tre differenti storie: Sole d'ossidiana, Metamorfosi e Mio verde amarantino.

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    Contenuti:
    Il volume si dipana in 3 racconti, suddivisi ciascuno in due ulteriori parti; una raccolta di archi narrativi dunque. Se Sole d'ossidiana è quello indipendente, che potrebbe essere ambientato in un futuro ipotetico come in un passato fantascientifico, gli altri due narrano l'inizio della storia di Levi Kamei come nuovo Swamp Thing.



    Commento:

    Leggere Metamorfosi è stato molto interessante, Ram V è uno scrittore onirico capace di trattare temi psicologici e filosofici con estrema facilità e immersione mentre Mike Perkins ha creato tavole a fumetti che rasentano quadri onirici; pure i colori Chung e Spicer sono azzeccati, creando un'opera da essere letta per i contenuti e mirata per la resa grafica.

    Tutti e tre i racconti sono ricchi di tematiche e sono molto belli. Credo che i miei preferiti siano Sole d'ossidiana parte 1 e Mio verde amarantino parte 1 e 2.
    Se Sole d'ossidiana parla dell'umanità e della speranza che comunque l'autore ha negli uomini, Metamorfosi riflette su questa speranza contrapponendola all'avidità e alla xenofobia; Mio verde amarantino è invece un viaggio interiore del protagonista, per capire chi è e quale è il suo compito come Swamp Thing.

    Metamorfosi è un'opera onirica e immersiva, sicuramente da recuperare.
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    Profondo Horror, Cuttin Edge in originale, è una raccolta di racconti horror edita da Dennis Hetchison e pubblicata nel 1986. Tradotta da Manlio Benigni, costa di 20 opere che variano dal racconto breve alla prosa poetica ognuna scritta da un artista della letteratura horror diverso.

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    Contenuti:
    Profondo Horror si divide in quattro parti: Tutto ritorna, Stanno venendo per te, Alla luce dei fari e Continuando a morire.
    In poco di 350 pagine ci sono venti opere, perlopiù racconti brevi di poche pagine anche se alcuni superano le trenta. Per i lettori di genere, gli autori sono conosciuti, per esempio io ho notato Clive Barker che è lo scrittore di Schiavi dell'Inferno e regista cult.

    Commento:
    Leggere questo libro è stato sicuramente interessante: venti opere brevi per venti autori diversi, ognuno con un proprio stile. Alcuni racconti sono veramente travolgenti (Il mostro di Joe Haldeman, La mietitrice di Robert Bloch o L'ultima pietra di William F. Nolan) mentre altri non mi hanno minimamente preso (L'uomo con la zappa di George C. Johnson o Vampiro di Richard C. Matheson).
    In ogni caso i racconti hanno spesso tematiche interessanti e alcune volte ho letto trovate molto interessanti.

    Profondo Horror è una raccolta sicuramente da leggere, anche come anteprima a diversi scrittori che potrebbero non essere così famosi.
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    Dario Argento - L'amore e l'orrore è un saggio del 2013 ed editato nel 2022 curato da Giacomo Calzoni sulla figura di Dario Argento come regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematogragico. Nato inizialmente sulle pagine del magazine Sentieri Selvaggi come una serie di articoli sulla filmografia dell'artista, in seguito i vari articoli sono estratti e riuniti in questo libro.

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    Contenuti:
    Il libro riunisce al suo interno le recensioni e gli approfondimento dell'editoriale del magazine, fino a parlare dell'intera filmografia e della visione artistica di Dario Argento suddividendo il tutto in tre parti:
    - l'indice
    - le idee
    - i film
    I film sono trattati in ordine cronologico, per poi passare alle produzioni e alle collaborazioni altrui.

    Commento:
    Più di una volta ho notato che la rivista di Sentieri Selvaggi ha delle idee molto romantiche, e anche qui preferisce analizzare i lati positivi di ogni pellicola arrivando a lodare film di cui non avrei pensato esistessero tali lodi per loro.
    Il libro si scorre velocemente, ogni recensione ha una penna diversa, ma sono tutte accomunate dalla visione d'insieme e da qualche chicca sui film a fine recensione.
    Un bel saggio per affacciarsi a Dario Argento e scoprire lati della sua filmografia che rendono interessanti perfino i film che a primo impatto possono apparire brutti o non ben riusciti.

    Da leggere, sia come libro sia come magazine!
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    Susan Sarandon è una delle attrici più apprezzate della sua generazione, capace di interpretare donne caratterizzate da una carica erotica molto forte e allo stesso tempo ingenue e dolci. Celebre per film come Thelma e Louise e Dead Man Walking, apprezzata in ruoli da commedie e film fantasy quali Le streghe di Eastwick e la sua comparsa Friends, non tanti sanno che questa attrice è esplosa con The Rocky Horror Picture Show; e che è fiera della sua partecipazione alla pellicola di culto.


    susan_sarandon



    Per questo esame, ho deciso di portare all'attenzione la sua Janet Weiss di The Rocky Horror Picture Show. Il personaggio è la coprotagonista - o vera protagonista? - della pellicola ed è il personaggio che subisce l'arco di evoluzione maggiore, simboleggiato visivamente dai costumi che indossa. Per problemi legati alla qualità dei video, ho preferito lasciare i link copiabili su Google, ma che comunque sono funzionanti.



    https://youtu.be/zZM3_oPkv7g
    https://youtu.be/pRTCbfOUTYU

    Piccola contestualizzazione: come vi si è avvicinata alla recitazione? E alla produzione del film?
    Susan Sarandon, nata Susan Abigail Tomalin, deve il suo nome d’arte al suo primo marito Chris Sarandon. E pure il suo approccio alla recitazione, che lei da sempre definisce fortuito.
    Infatti, Susan Sarandon era solita accompagnare il marito ai provini e un giorno avevano bisogno di un’attrice per la parte femminile, al provino. Susan, allora, si offrì di leggere lei le battute e la sua interpretazione colpirono i produttori che la mandarono sul set di un film piccolo piccolo: Joe. Doveva interpretare una ragazza dolce e ingenua, la prima di tutte le ragazze dolci e ingenue che avrebbe interpretato negli anni successivi, per ripagare i debiti universitari.
    Però, c’è un dettaglio interessante: tutte queste ragazze dolci e ingenue sarebbero state la formazione su cui avrebbe elaborato il personaggio e il carattere di Janet Weiss, di The Rocky Horror Picture Show.
    Susan Sarandon, amica di Jamie Donnelly attrice nel cast principale dell’ormai film cult Grease e del musical teatrale The Rocky Horror Picture Show, era andata a vederla a teatro. Rimase folgorata dall’entrata in scena del dottor Frank -N- Furter, interpretato da Tim Curry; ancora oggi Susan la definisce una delle entrate più brillanti nella storia del teatro. E così, Susan venne introdotta ai colleghi degli amici, fraternizzando e facendo amicizia; anche perché lei aveva adorato lo spettacolo.
    Tempo dopo, Susan venne a sapere della produzione della versione cinematografica del film in uno studio vicino – più o meno, circa a un’ora di distanza – a Londra. Lei andò là per salutare Tim Curry, con cui era rimasta in buoni rapporti, ma rimase là perché tra una chiacchiera e l’altra aveva superato il provino per diventare Janes Weiss!

    Com’è stato per Susan Sarandon interpretare Janet Weiss? E qual è il lavoro che c’è dietro, cosa significa quel personaggio per Susan Sarandon?

    Janet Weiss è la summa di tutte le ragazze ingenue che l’attrice – il suo esordio risaliva al 1970 e il film è del 1975 – aveva interpretato fino a quel momento.
    Susan Sarandon la definisce una ragazza dolce e ingenua in superficie e una «bitch» nell’indole. Una ragazza molto intelligente che preferisce seguire il proprio fidanzato, senza comunicare le proprie idee, come la società del tempo voleva. La tipica giovane casa e Chiesa dai buoni valori cristiani, che a inizio film si fidanza. Nonostante il suo fidanzato sia uno stupido, «a jerk».
    Leggendo lo script, Susan sentì che aveva una rabbia interiore che viene fuori come sentimento di rivalsa ed esplorazione nella scena che stiamo per analizzare: Touch-a, Touch-a, Touch-a Touch Me.
    Susan Sarandon, attrice di film piccolissimi ma all’epoca l’attrice con più esperienze cinematografiche sul set, ha un ricordo molto bello di quel periodo. Aveva accettato il ruolo per Tim Curry, nonostante gli evidenti problemi con il budget di un solo milione di dollari.
    Il problema maggiore di Susan Sarandon fu la parte cantata, in un musical.
    Sembra strano leggerla, questa curiosità, ma la giovane donna disinibita che usa la propria voce come uno strumento di seduzione è stata una prova durissima per l’attrice perché lei aveva una letterale fobia di cantare in pubblico! Al momento dell’audizione, lei un po’ si era tirata indietro al pensiero di dover cantare di fronte al resto del cast – tutta gente di teatro musicale, tra l’altro – e quindi, quando l’avevano convinta ad accettare il ruolo sperava che a Londra l’avrebbero quantomeno drogata o datole alcool; e invece no, solo tante lezioni di canto.
    E così si ritrova a recitare in un musical, per l’epoca estremo per i valori di libertà sessuale e d’identità che proponeva.
    Un musical a cui le era stato fortemente sconsigliato di partecipare dalla sua agente e che sarebbe stato dimenticato nel momento stesso della sua non-distribuzione, se quelli della Fox non avessero pensato di proiettarlo nei cinema gay e nelle art houses; da lì, in pochi anni il film divenne un culto: Don’t dream it, be it!

    Ma cosa succede nella scena in questione? Perché è così potente?

    La scena di Touch-a, Touch-a, Touch-a Touch Me è una scena potente perché si trova al centro del percorso di crescita del personaggio. Ormai Janet Weiss ha perso la verginità ed è una donna vera e propria, ha tradito il suo fidanzato e ha appena scoperto di essere stata tradita a sua volta. Non ha più i valori cristiani a guidarla ma è solo puro istinto: vuole divertirsi, vuole vendicarsi e vuole godere.
    Touch-a, Touch-a, Touch-a Touch Me è un inno all’amore e alla disinibizione del desiderio. È anche una scena piuttosto progressista perché mostra negli anni ’70 una donna consapevole del proprio corpo e del proprio desiderio che seduce attivamente l’oggetto del proprio desiderio, senza venire giudicata negativamente per questo. O almeno, non subito; e non è un caso che lei sia una delle poche persone a sopravvivere fino all’alba successiva.
    Secondo me, qui Susan Sarandon utilizza due approcci diversi al personaggio: all’inizio è una ragazza inibita, gestisce il corpo come se dovesse vergognarsene, è rigida, non è capace di sostenere lo sguardo. Ma è quando prevale lo spirito materno verso il biondone, capace di oltrepassare la sua razionalità, che capisce cosa vuole veramente: da quando guarda in fuoricampo c’è un totale cambio di recitazione! Diventa molto più sciolta, carica di un erotismo che si sente, che grida attenzione. Lei si protende verso l’oggetto del desiderio, è attiva, usa le braccia per attirarlo a sé, usa il busto e le spalle per risaltare il seno e non smette mai di fissarlo.
    Janet Weiss fin da quando è dentro al castello indossa solo il reggiseno e la gonna bianchi. Ma solo ora vediamo che è seminuda, perché solo ora è in grado di caricarsi dell’erotismo necessario a una donna. E qui Susan Sarandon è stata bravissima, con tempi comici perfetti.

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    Per concludere, a Susan Sarandon è piaciuto il film? Lo rifarebbe?
    Sì, le è piaciuto. Afferma però che spesso nelle interviste – data la sua carriera di attrice drammatica e premio Oscar – i giornalisti le pongono le domande in modo tale che debba rispondere mettendosi sulla difensiva, come se nella mente dei giornalisti lei debba vergognarsi della sua partecipazione a The Rocky Horror Picture Show. No, lei non si vergogna ma anzi ne è fiera.
    In più interviste ha sostenuto l’importanza del messaggio contenuto e indirizzato dai film cui partecipa, e questo è chiaramente un film positivo che per milioni di persone ha significato un mondo di tolleranza e accettazione. Ho controllato, Susan Sarandon è del partito Demoticratico; ha perfino criticato l’allora Presidente degli Stati Uniti Bush per la guerra in Iraq. Ma era scontato: The Rocky Horror Picture Show è una chiarissima critica ai valori dei perbenisti e benpensanti di destra.
    E per l’ultima domanda, sì, rifarebbe il film. Le piacciono le piccole produzioni per la libertà artistica e la follia che permettono. Tuttavia, per certi versi preferisce produzioni più grandi; e questi versi riguardano il suo metodo recitativo.
    Susan Sarandon ha sempre apertamente dichiarato di non aver sostenuto grandi studi recitativi, non ha studiato presso l’Actor’s Studio né ha recitato in teatro (forse, per la stessa fobia del cantare davanti a un pubblico). Invece sostiene di capire i personaggi che interpreta, di studiarli in modo tale che solo sul set lei riesca a immedesimarsi in loro; per lei la recitazione è come l’atto di amare, è spontanea e non può essere forzata. Al massimo se la produzione e i tempi glielo permettono ama rilassarsi per entrare in sintonia con il personaggio, per questo preferisce le produzioni a budget più alto.

    Conclusioni e fonti

    Bene, questo mio piccolo approfondimento si conclude qui. Se ti è piaciuto, ti consiglio di leggere l’articolo che scrissi molti mesi fa su The Rocky Horror Picture Show, che testimonia il mio profondo interesse per la pellicola. Buona giornata e guardati tutto il film, e non il remake!






    Edited by Tony! - 28/5/2023, 19:40
  9. .
    La donna di ghiaccio è un romanzo scritto da Robert Bryndza e pubblicato 2016, di genere thriller poliziesco.

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    Trama:
    Il corpo congelato. Occhi spalancati e labbra socchiuse. Come se fosse morta mentre era sul punto di parlare... Quando un ragazzo scopre il cadavere di una donna sotto una spessa lastra di ghiaccio in un parco di Londra, la detective Erika Foster viene subito incaricata dell'indagine sull'omicidio. La vittima, giovane, ricca e molto conosciuta negli ambienti della Londra bene, sembrava condurre una vita perfetta. Ma quando Erika comincia a scavare più a fondo tra le pieghe nascoste della sua esistenza, trova degli strani punti di collegamento tra quell'omicidio e l'uccisione di tre prostitute, assassinate secondo un macabro e preciso rituale. Ma chi era veramente la ragazza nel ghiaccio? Quali segreti nascondeva? Il ritratto che ne dà la famiglia corrisponde alla verità? Erika ha l'impressione che tutti gli elementi cui si aggrappa nel corso delle ricerche le scivolino via dalle dita, ma è cocciuta, determinata e disposta a qualunque cosa pur di arrivare a capire che cosa si cela dietro quella morte violenta...

    Commento:
    Leggere La donna di ghiaccio è stato scorrevole ma non eccelso: più di 80 capitoli in poco più di 370 pagine, uno stile frammentario che spezza una narrazione semplice ma intrattenente. La traduzione a volte era meh, ma forse per restare fedele allo stile originale - troppi chiese, disse e verbi generici.

    Alla fine i personaggi della rosa dei sospetti non sono molti, per cui le mie previsioni su chi fosse l'assassino si sono rivelate azzeccate. Inoltre, ok aumentare la rappresentazione ma mettere tutte le minoranze inglesi in una sola stazione di polizia (la slovacca, il nero, la lesbica e il gay) contro un assassino maschio bianco cis l'ho trovato estremamente forzato. Quasi didascalico.
    E la protagonista non è pervenuta, sappiamo solo che ha il classico passato tragico, che è in lutto e che tornerà a essere l'eroina che tutti vogliono che sia.

    La donna di ghiaccio, alla fine, è anche scorrevole, anche se i capitoli dal punto di vista dell'assassino spezzano ulteriormente il ritmo e non aggiungono nemmeno dettagli utili. Posso consigliarlo a un pubblico giovane ma essendo io un fan dei polizieschi e di Barnaby in particolare, non ho sentito né l'originalità né uno stile particolare e poteva essere ambientato in Inghilterra come in Francia.
    Carino ma molto amatoriale, frammentato.
  10. .
    CITAZIONE (milena* @ 19/5/2023, 16:54) 
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    questo è proprio bellino!
  11. .
    Moda: la storia completa è un manuale di moda redatto da Marnie Fogg e tradotto per noi italiani da Antonazzo, Nardi e Stivé. Il libro tratta di tutte i cambiamenti del costume nei vari popoli e nelle varie epoche dalla preistoria fino all'alta moda del 2019!

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    Contenuti:
    In poco più di 500 pagine, Moda: la storia completa racconta la storia completa del costume e dell'abbigliamento umano, offrendo all'interno di macro aree tematiche/temporali tutta una serie di capitoli, ognuno per argomento; ogni argomento, inoltre, è presentato con una linea temporale che ne delinea le tappe storiche e tecniche più importanti, un riassunto delle caratteristiche, qualche foto commentata e uno o due capi di vestiario tipico della sezione trattata.
    I macro argomenti sono:
    - dal 500 a.C. al 1599
    - dal 1600 al 1799
    - dal 1800 al 1899
    - dal 1900 al 1945
    - dal 1946 al 1989
    - dal 1990 a oggi
    Inoltre, alla fine del libro sono presenti il glossario per le varie parti dei vestiti, l'indice analitico degli argomenti, una breve presentazione dei vari autori degli articoli e le fonti iconografiche.

    Commento:
    Leggere Moda: la storia completa è stata un'esperienza veramente interessante, anche se lunga. E' un libro completo e accurato, spiega con cura e dettagli i vari movimenti e i vari popoli e ha fotografie stupende.
    Interessante che il libro tratti all'interno delle macro aree tematiche/temporali nei diversi capitoli citi anche gli stessi stilisti in ambiti diversi, aiutando il lettore a tessere una loro eventuale carriera e collegando ogni capitolo agli altri: questi sono racconti di come la società è cambiata, con una narrazione collettiva e unificata.
    Ci ho messo quasi tre mesi per leggerlo, ma lo consiglio. Fornisce sicuramente molte idee per aspiranti stilisti ed è un'ottima base di studio. A me, che sono appassionato di moda, ha dato molto su cui riflettere e sicuramente ha un posto d'onore nella mia biblioteca personale.

    Consigliatissimo!
  12. .
    L’Empusa è una creatura mitologica, ancella del seguito di una delle divinità greche più antiche e temute: la Notte.

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    Viene descritta in testi arrivati a noi unicamente da Aristofane. Il suo nome potrebbe derivare dal verbo ‘Empino’ che vuol dire bere o tracannare, oppure da ‘Katempazo’ che significa sorprendere.

    Come molti mostri della mitologia greca aveva sembianze sì vagamente antropomorfe ma anche cangianti: era uno spettro che prendeva le sembianze di una bellissima donna per attirare gli uomini e succhiare loro il sangue fino alla morte. Morire per amore, come si suol dire. Secondo Aristofane, l’Empusa aveva una gamba di legno e una di letame; da notare, che come spesso accade, dal busto in su rimaneva una splendida donna come simbolo di ambiguità e il binomio amore-odio dell’uomo greco verso la donna.

    L’Empusa nella cultura moderna compare principalmente nella saga di Percy Jackson, in La battaglia del labirinto (almeno tra i libri delle due saghe principali che ho letto). Un piccolo cameo per una scena di combattimento molto carina nello stile fanciullesco e scanzonato del personaggio!
  13. .
    Crociera nell'infinito è un romanzo di fantascienza di A. E. Van Vogt, considerato un classico del filone della space opera. Il romanzo è costituito dalla fusione di quattro racconti originariamente pubblicati dall'autore fra il luglio 1939 ed il maggio 1950. Chicca, la terza parte della narrazione potrebbe essere stata d'ispirazione per Alien!

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    Trama:
    Il romanzo segue le vicende dell'equipaggio dell'Argus, un'astronave intergalattica durante un viaggio esplorativo verso una lontana galassia. Nel particolare, il personaggio del connettivista Grosvenor, che pian piano assume importanza.

    Commento:
    Leggere Crociera nell'infinito è stata una bellissima esperienza perché l'autore crea situazioni accattivanti e seppur su basi (scientifiche o fantascientifiche) complicate sempre facili da capire. La narrazione scorre piacevole.
    Se dovessi fare un appunto, direi che le quattro parti sono in verità quattro racconti indipendenti che condividono la stessa ambientazione, gli stessi personaggi e la stessa linea cronologica. Solo tra il primo e il secondo racconto c'è un capitolo di continuità. Comunque, ho apprezzato che i personaggi anche principali non siano protetti dalla trama ma ci siano vere minacce, sempre sventate dall'ingegno della scienza e della comunità.
    Credo che il capitolo che mi è rimasto maggiormente impresso sia stato il terzo, quello con Ixtl è la minaccia principale. Anche perché si parla di parassitoidismo ed è quasi sicuramente l'ispirazione per il franchise di Alien.
    Un'altra nota positiva è nell'equipaggio: esistono i capisezione, che sono quelli su cui si basa il racconto, ma non emerge mai nessuno prepotentemente sugli altri. I rami della scienza sono alla pari, come i personaggi di una grande nave.

    Io consiglio la lettura a chiunque, un vero must per gli amanti della fantascienza!
  14. .
    Pokémon – La grande avventura è un manga scritto da Hidenori Kusaka e disegnato da Mato, di cui ho letto i primi 3 volumi tradotti in italiano. Una lettura appassionante e densa di avvenimenti, romanza gli avvenimenti dei videogiochi Pokémon di prima generazione: segue la trama generale ma riscrive nei dettagli.

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    Trama:
    Il primo volume segue le vicende di Rosso, nel suo viaggio di allenatore per completare il Pokédex del Professor Oak. Nel mentre, vive diverse avventure tra cui la rivalità con Blu, la sfida alle diverse palestre e la lotta contro l'organizzazione criminale Team Rocket.

    Il secondo volume inizia con la definitiva sconfitta del Team Rocket e, dopo la vittoria di Rosso alla Lega Pokémon, prosegue con un cliffhanger: Rosso è scomparso! Così, dopo aver ritrovato il suo Pikachu scampato alla trappola dei terribili Superquattro, Giallo parte per un viaggio alla ricerca del suo mito, coadiuvato da tutti gli alleati che Rosso ha incontro durante il suo viaggio durante il volume precedente.

    Proseguimento in medias res del secondo volume, il terzo continua a narrare del viaggio di Giallo mentre i piani dei Superquattro diventano sempre più concreti e minacciosi, fino alla guerra aperta. Con una serie di plot-twists e dinamiche lotte, alla fine Giallo riuscirà a salvare Rosso, ma è il come l'importante!

    E vivranno tutti felici e contenti.

    Commento:
    Partiamo dai disegni di Mato: sono stupendi! Mentre gli umani sono semplificati nello stile, i Pokémon sono magnifici e imponenti, a differenza dei videogiochi qui le loro dimensioni e le loro nature più o meno predatorie sono rispettate, dando vita a tavole dense e accattivanti, dinamiche, vive.
    La storia invece soprattutto nel primo volume procede a situazioni, ogni capitolo racconta di una vicenda fino alla totalità del racconto lineare. Credo che il volume che ho preferito sia il terzo: conoscevo già tutti i personaggi e Giallo è un protagonista veramente adorabile.
    Per i giocatori c'è molto da stare contenti. Pur prendendosi molte libertà (trama, debolezze, effetti delle mosse, caratterizzazione dei personaggi) sono presenti moltissime citazioni ai videogiochi. Tuttavia, è importante capire quanto questa sia un'opera indipendente: i giocatori possono apprezzare un sottotesto più approfondito, ma è scritta per piacere a chiunque. Inoltre, gli autori scelgono di rendere i tre gruppi di personaggi come metafore di concetti:
    - il Team Rocket rappresenta la tecnologia e l'arroganza umana
    - i Superquattro sono amanti della natura utopistica
    - i protagonisti incarnano l'anello di congiunzione delle due idee, combattendo entrambe per un bene comune

    Una bellissima lettura, facile ma non stupida ma anzi parecchio stratificata nelle tematiche che porta avanti. Ecco, povero Arbok, le sue lotte finiscono sempre nel modo più traumatico...

  15. .
    Camera con vista (A Room with a View, in originale) è un romanzo pubblicato nel 1908 dello scrittore inglese E. M. Forster. L'opera narra la storia di una giovane donna nella cultura sessualmente repressa dell'Inghilterra dell'Età edoardiana.

    camera_con_vista_forster



    Trama:
    Nel 1907, durante un soggiorno a Firenze, in una pensione frequentata dagli inglesi Lucy Honeychurch incontra il giovane ed eccentrico George Emerson. Complici le bellezze naturali ed artistiche del capoluogo toscano tra i due nasce l'amore ma, una volta rientrata in Inghilterra, per vivere appieno il suo sentimento la ragazza deve scontrarsi con la repressiva morale vittoriana e superare lo scandalo della rottura del fidanzamento ufficiale con il nobile Cecil.

    Commento:
    Camera con vista è un libro molto interessante ma non facilissimo da leggere. Ho trovato la prima parte pesante perché tra le righe è riscontrabile una critica alla società; ma questa critica non è parodistica o drammatica, ma la si evince dai dialoghi e dalle reazioni quasi esagerate, è pesante leggere un costante giudizio dell'autore. La seconda parte, invece, scorre molto più facilmente.

    La protagonista inoltre è una delle donne più passive della letteratura, perfino Jane Austen aveva donne più attive; e qui in teoria siamo più avanti nel tempo rispetto alla Austen. Perché la protagonista subisce e basta? Perché inizia a progredire nella propria maturazione solo grazie all'intervento di altre persone, solo uomini peraltro?

    Un bel libro, sicuramente da leggere, ma me lo aspettavo diverso. Poi l'Italia ci fa proprio una figura barbina, Forster ha il tipico atteggiamento colonialista: più ci si allontana dall'Inghilterra più frequenti e importanti sono gli usi barbari. Mah!
1025 replies since 16/5/2016
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